venerdì, Ottobre 4, 2024
-rete-InchiesteInterviste

Il fiume dei cancri

“In lotta contro l’inquinamento, cominciamo dal fiume Sarno”

“Il mio impegno da attivista inizia nel 2012 quando scoprimmo che il tumore di mio figlio Antonio era riconducibile ai danni ambientali. Da allora sono trascorsi otto anni e più, ma nonostante sia passato parecchio tempo, non ho mai smesso di combattere a fianco dei comitati locali per la salvaguardia della salubrità dei cittadini. Ho aperto gli occhi, infatti adesso sono rappresentante legale e presidentessa dell’associazione Noi genitori di tutti onlus e faccio anche parte di Stop Biocidio” racconta Marzia Cacioppoli, mamma e ambientalista napoletana.

“Il nostro virus c’è da sempre e non parlo del Covid-19, ma del cancro che esiste da ben dieci anni. Io ed altre compagne seguiamo piccoli pazienti oncologici, proprio in questi giorni abbiamo saputo di un bambino di due mesi. Sembra che i morti per danno ambientale siano diventati solo numeri”- proprio come i deceduti per Corona virus- “ Noi cittadini dobbiamo farci forza, abbiamo un ruolo importante, dobbiamo avvalerci dell’uso delle leggi che parlano di Eco reato, introdotte nel nostro codice penale nel 2015, contro il volere di Confindustria.”

Di fatto nel 2015 sono state formalizzate cinque tipologie di “delitti” contro l’ambiente: inquinamento ambientale che implica chiaro deterioramento dello stato delle acque o dell’aria; disastro ambientale che riguarda un’alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema; traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività; impedimento del controllo, quando si intralciano i controlli; omessa bonifica, non si provvede al ripristino di un territorio.

E a tal proposito urge parlare del fiume Sarno: “Durante il lockdown si vedeva il fondo del fiume e i sassolini, era tutto sommato incontaminato. Iniziata la fase due ha ripreso quello che è ormai il suo colorito abituale, il marrone. Il fiume Sarno è uno dei più inquinati del paese: perché non è possibile tracciare le industrie che riaprendo hanno arrecato danni all’ambiente?” si chiede Marzia.

“Se non riconvertiamo le industrie, non riusciremo mai e poi mai ad avere un basso impatto di inquinamento sull’ambiente, ci vogliono dei fondi ovviamente, che ad oggi sembrano non essere disponibili per la causa”- e se non ora quando? Aspetteremo l’arrivo di un’altra pandemia?- “Abbiamo i droni che possono rilevare i roghi tossici, perché non sfruttarli? La natura è autosufficiente, le acque si ripuliscono in brevissimo tempo, lo abbiamo visto con il caso del fiume Sarno.”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *