mercoledì, Novembre 6, 2024
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I Siciliani perché

La notte de “I Siciliani”

Nessuno si senta offeso, nessuno si senta escluso se continuiamo ad esserci, con rispetto e memoria

Ogni volta che frenava  non riuscivi a tenere l’equilibrio. Così, ogni fermata era un livido. E guardando fuori dal  finestrino, invece, erano solo sorrisi, cartelloni, musica, persone.  Era l’aprile del 2006, eravamo quelli del “Ritaexpress” e viaggiavamo di notte, in mille, sullo stesso treno, attraversando l’Italia per cambiare la Sicilia. Tornavamo per votare Rita Borsellino alla presidenza della Regione Siciliana. Non eravamo organizzati da nessuno ma ci sostennero in tanti.  A Perugia fu Libera, a Trento l’Arci, a Firenze i sindacati.

Non troverete articoli della stampa ufficiale che raccontino il momento in cui abbiamo rischiato di cambiare la Sicilia, i siciliani, il nostro futuro. Ma noi li abbiamo visti lì, l’ultima volta, una buona parte de “I Siciliani”. In quel viaggio senza precedenti, scanzonato e libero. Utopico quanto bastava per dire al potente di turno, che non c’erano intoccabili. Concreto quanto bastava per infastidire tutti gli altri Vicerè di Sicilia e infine solare perché la lotta di liberazione non è affare per musi lunghi ma per sorrisi larghi. Anche se si finisce per perdere, come accadde per noi in quella primavera anticipata.

E li abbiamo incontrati ancora, in piazza a Bari, alcuni anni dopo “I Siciliani” (giovani) mentre agitavano bandiere colorate contro le mafie. Li abbiamo visti nei quartieri di Catania, lavorare ogni giorno a  San Cristoforo come a  Librino. Ma li abbiamo sentiti parlare di mafia, anche a Milano, nelle strade che portano al tribunale dove si sta svolgendo il primo processo alla ‘ndrangheta in Lombardia. A Termini Imerese, dove accanto al comunicato degli operai, in questi giorni, c’è quello degli studenti siciliani e a Barcellona Pozzo Di Gotto a spalare il fango dentro la città.

Nessuno si senta offeso, nessuno si senta escluso se continuiamo ad esserci, con rispetto e memoria. Ma siamo ciclici. Siamo anche “giovani”, con le spalle  posizionate davanti alla rete ma intenzionati a consumare le scarpe per raccontare questo Paese.

E abbiamo ancora qualcuno che continua a credere in questa storia: che è un movimento,  un ricordo privato per molti, un patrimonio di storia per tanti altri.

Buona lettura a voi “Siciliani” di ogni luogo e battaglia: da Milano a Berlino, da  Catania a Parigi.

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