giovedì, Dicembre 12, 2024
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E i Marines Usa si esercitano alle guerre con il MUOS di Niscemi

Hanno preso il via a marzo e si concluderanno a fine autunno le esercitazioni di guerra dei marines Usa per testare il funzionamento delle nuove tecnologie applicate al MUOS (Mobile User Objective System), il sistema di telecomunicazione satellitare di proprietà ed uso esclusivo del Pentagono che può contare su un terminale terrestre all’interno della base militare di Niscemi, Caltanissetta. A sovrintendere alle attività addestrativo-sperimentali il Marine Corps Systems Command con sede nella base di Quantico, Virginia, con la collaborazione della I^ Marine Expeditionary Force, la task force aerea, marina e terrestre dislocata a Twentynine Palms, California.

Scopo delle complesse esercitazioni è quello di verificare l’efficienza della rete MUOS in vista di un potenziamento delle telecomunicazioni via-satellite dell’US Marine Corps, a supporto dei propri comandi e delle unità “combattenti”. E’ stato utilizzato in particolare un aggiornato sistema radio multibanda AN/PRC-117G e un kit di antenna che permette accessi simultanei alla rete MUOS. Con i test si stanno valutando le modalità di funzionamento del sistema satellitare durante le attività militari: vengono simulati veri e propri “ambienti operativi di guerra” con attacchi aerei e colpi di mortaio, con il controllo a distanza dei centri di comando del Corpo dei Marines.

“I test con le nuove apparecchiature del MUOS hanno superato le aspettative”, ha dichiarato il colonnello Jeff Decker, manager dei sistemi radio-terrestri del Marine Corps Systems Command. “Abbiamo provato il nuovo sistema satellitare per comprendere non solo ciò che è possibile fare con le sue infrastrutture, ma anche per vedere come possiamo utilizzarle per accrescere la letalità delle forze navali e delle unità dei Marines e poterci preparare così a impiegarli nel modo migliore in missioni reali. Il MUOS è simile a un sistema di telefonia cellulare funzionante in cielo che consente la copertura dell’intero globo terrestre. Esso sta cambiando il modo con cui guardiamo all’architettura tattica satellitare”.

Altrettanto soddisfatto anche il sergente Mason J. Roy, responsabile per le operazioni e le comunicazioni strategiche della I^ Marine Expeditionary Force. “L’idea di poter inviare un video o una foto dal campo di battaglia a un centro di comando, utilizzando il MUOS, consente ai comandanti di adeguare in tempi rapidi le strategie da applicare nei campi di battaglia, assicurando la migliore riuscita delle missioni e la protezione delle nostre truppe”, ha commentato Roy.

Dal Comando dei sistemi aerei e navali di Us Navy di Patuxent River, Maryland, giunge invece la notizia dell’affidamento alla divisione difesa del gruppo industriale Boeing Co. di un contratto per integrare i sistemi di trasmissione dati al MUOS a bordo dei pattugliatori marittimi anti-sommergibile P-8A “Poseidon”, alcuni dei quali già operativi in Sicilia nella stazione aeronavale di Sigonella. Il P-8A è la versione militare del Boeing 737: può volare ad altitudini molto elevate ed è in grado d’intercettare i sottomarini in immersione e di colpirli con i siluri MK 54. La Marina militare Usa ne prevede l’uso in tandem con l’ultima versione dei droni “Global Hawk” prodotti da Northrop Grumman, gli RQ-4N “Triton” per la sorveglianza a lungo raggio delle aree marittime, anch’essi destinati ad operare da NAS Sigonella.

Realizzato dall’holding militare-industriale Lockheed Martin, il MUOS consente di mettere in collegamento l’intera rete militare statunitense (centri di comando, controllo e logistici e gli oltre 18.000 terminali radio esistenti, tutti gli utenti mobilicome droni, cacciabombardieri, unità navali, sommergibili, reparti operativi, missili Cruise, ecc.), accrescendo esponenzialmente la velocità e il numero delle informazioni e dei dati trasmessi nell’unità di tempo. La costellazione satellitare assicura le comunicazioni audio, video e dati in ultra alta frequenza (Ultra High Frequency UHF); la tecnologia di trasmissione è quella adattata dalla telefonia cellulare di terza generazione (3G) Wideband Code Division Multiple Access(WCDMA). Il MUOS si è affiancato al sistema UFO (Ultra High Frequency Follow-On), in via di dismissione per “limiti di età” (è entrato in funzione nel 1993). Rispetto all’UFO, il MUOS assicurerebbe maggiore mobilità, facilità di accesso e migliore qualità dei servizi.

Le telecomunicazioni in UHF (dai 30 MHz ai 3 GHz) sono utilizzate da tutte le agenzie militari statunitensi per le operazioni tattiche che coinvolgono gli aspetti C4ISR (Comando, Controllo, Comunicazioni, Computer, Intelligence, Sorveglianza e Riconoscimento) Le trasmissioni in banda UHF, oltre ad essere compatibili con il maggior numero di strumenti bellici, penetrano attraverso il fogliame delle giungle e gli ambienti urbani più facilmente delle altre frequenze; grazie ad esse, i militari possono comunicare e combattere indipendentemente dalle condizioni climatiche e atmosferiche.

L’architettura del MUOS si basa su un ponte terra-spazio-terra che comprende quattro satelliti geostazionari (più un quinto in orbita di riserva) e quattro terminali terrestri. I satelliti mantengono costante nell’arco delle 24 ore la loro posizione nello spazio a più di 36.000 Km dalla terra. Le stazioni terrestri consentono invece le connessioni e i controlli interfaccia tra i satelliti MUOS e la rete Tlc del Dipartimento della Difesa. Questi terminali sono stati realizzati all’interno di quattro infrastrutture nella disponibilità della Marina militare Usa: a Chesapeake, nei pressi di Norfolk, Virginia; nella Naval Computer and Telecommunications Area Master Station Pacific di Wahiawa (isole Hawaii); nell’Australian Defence Satellite Communications Ground Station (ADSCGS) di Kojarena, (Australia); nella Naval Radio Transmitter Facility (NRTF) di Niscemi, strettamente dipendente dalla grande base Usa di Sigonella.

Secondo i dati forniti da Lockheed Martin, per la realizzazione e messa in funzione del sistema satellitare sarebbero stati spesi sino ad oggi 7 miliardi di dollari.

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