venerdì, Aprile 19, 2024
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Cuffaro, il carcerato d’oro

La Sicilia è sull’orlo del default, prossima a fare la fine della Grecia, in difficoltà nel pagamento degli stipendi ma in grado di trovare piccioli per i la “casta”.

L’ex presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, in carcere per scontare una condanna a sette anni per favoreggiamento alla mafia, da tre anni riceve dall’Assemblea regionale siciliana un vitalizio mensile da ex deputato di 6mila euro lordi. La legge li ‘vieta’ soltanto per i condannati per reati contro la pubblica amministrazione con la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.

Dopo le dimissioni da presidente della Regione, nell’aprile 2008 Cuffaro veniva eletto al Senato rimanendo in carica fino al febbraio del 2011, quando decadde per la condanna definitiva.

L’Ars, dal 2008 al gennaio 2011, sospende gli emolumenti perché Cuffaro è senatore. Una volta decaduto l’ex governatore fa però richiesta per il vitalizio dell’Assemblea regionale, nonostante abbia appena 53 anni: le norme di Palazzo dei Normanni consentivano fino al 2012 agli ex deputati di andare in pensione anche a 50 anni se con oltre tre legislature alle spalle. Proprio il caso di Cuffaro, che quindi ottiene l’assegno, versato dall’Ars in un conto gestito da un procuratore da lui nominato in attesa di scontare la pena.

Ai funzionari dell’Assemblea è però venuto il dubbio se sospendere o meno il vitalizio all’ex governatore dopo l’approvazione a Sala d’Ercole del regolamento che recepisce il decreto Monti sui costi della politica che prevede la “sospensione del vitalizio per chi è condannato per reati contro la pubblica amministrazione con pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. Ma il dubbio è durato poco. Perché il decreto è chiaro: la sospensione scatta solo per reati contro la pubblica amministrazione con previsione della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. Non per altri reati, come il favoreggiamento alla mafia.

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