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Catania Bene Comune: “Asili nido: tre misure per salvarli”

Ora bloccare il bando

Giovedì 8 gennaio 2015, alle ore 16 davanti la sede dell’Assessorato ai Servizi Sociali, in via Dusmet 141, si terrà la conferenza stampa delle lavoratrici degli asili nido e di Catania Bene Comune in merito alla situazione degli asili nido comunali della città di Catania.

È arrivato il momento di bloccare il bando per il servizio ausiliario degli asili nido che, come ampiamente denunciato, dimezza il numero di bambini che potranno accedere al servizio, da 740 a 360, e taglia del 60% i posti di lavoro. Dopo le denunce di Catania Bene Comune e delle lavoratrici, dopo un corteo cittadino e la proclamazione dello stato di agitazione da parte di tutte le organizzazioni sindacali presenti negli asili nido, adesso sono anche due gruppi consiliari di maggioranza e tutte le associazioni di categoria delle cooperative a chiedere, a gran voce e con urgenza, la sospensione di un bando che, se non bloccato, sancirebbe la devastazione degli asili nido comunali, l’impossibilità di assicurare il servizio e il licenziamento di decine di lavoratrici. Il Sindaco Enzo Bianco e l’Assessore ai servizi sociali Angelo Villari blocchino immediatamente la gara d’appalto e procedano alla creazione di un tavolo tecnico aperto per salvare e ampliare il servizio e per garantire i livelli occupazionali.

Esistono gli strumenti per ampliare l’utenza degli asili nido, ridurre le rette, garantire l’apertura di tutte le strutture e salvare tutti i posti di lavoro. Occorre, da parte della Giunta Bianco, la volontà politica di farlo.

  1. Uno. Bloccare il bando.
    Se dovesse andare in porto la gara d’appalto così come impostata dall’amministrazione sarà molto complicato prevedere un ampliamento del servizio asili nido in futuro.
  2. Due. Finanziare il capitolo di bilancio rivolto al pagamento delle rette delle famiglie meno abbienti.
    Il regolamento degli asili nido, approvato nel dicembre 2013 dall’amministrazione Bianco, all’articolo 11 prevede che “l’Amministrazione si fa carico della retta per le famiglie rientranti nelle sopra menzionate categorie se indigenti (R.M.V. Pensione Soc. INPS) di cui all’art.2, considerando l’importo massimo previsto dal tariffario e gravando la spesa su apposito capitolo del Bilancio Comunale”. Questa misura non è mai stata applicata ma permetterebbe a centinaia di bambini, provenienti da famiglie meno abbienti e oggi impossibilitate a pagare le rette di compartecipazione, di accedere gratuitamente al servizio. Allo stesso tempo le somme stanziate dal Comune attraverso lo specifico capitolo di bilancio verrebbero conteggiate come rette percepite e quindi come contributo dell’utenza.
  3. Tre. Ampliare i servizi a domanda individuale e superare il vincolo del 36%.
    L’articolo 243 del Testo Unico degli Enti Locali, introdotto dal Governo Monti, impone ai Comuni in pre-dissesto come Catania di prevedere che l’utenza dei servizi a domanda individuale copra il 36% del costo totale del servizio. Tale percentuale è dimezzata per quel che riguarda i costi degli asili nido. Questa norma è stata utilizzata dall’Amministrazione Comunale per giustificare l’innalzamento spropositato delle rette degli asili nido comunali. Tuttavia la contribuzione dell’utenza non va calcolata sul singolo servizio ma sul complesso dei servizi a domanda individuale. Il D.M. 31 dicembre 1983 stabilisce che, tra gli altri, possono essere considerati “servizi a domanda individuale” dei Comuni anche parcheggi e parcometri. Se il Comune di Catania, come annunciato dalla stessa Amministrazione nel corso di numerosi incontri, internalizzasse il servizio di parcheggio a pagamento, quindi la società, al 100% partecipata dal Comune di Catania, Sostare, la cui contribuzione dell’utenza è totale, i vincoli di bilancio legati alla contribuzione del 36% per i servizi a domanda individuale verrebbero ampiamente superati e non si dovrebbero affatto produrre tagli negli asili nido, si potrebbe procedere a un abbassamento complessivo delle rette e si potrebbero garantire i posti di lavoro.

Con queste tre misure immediatamente realizzabili si salverebbe il servizio e si salverebbero i posti di lavoro.

È purtroppo chiaro che negli ultimi anni i Governi nazionali, di cui l’amministrazione comunale di Catania è stata vergognosamente silente complice, hanno massacrato gli enti locali costringendoli ad aumentare la tassazione e, dentro un insopportabile paradosso, a ridurre i servizi essenziali. Ã? altresì chiaro che le forze politiche che hanno governato e continuano a governare Catania hanno creato un sistema perverso, fatto di clientele e sperpero di risorse pubbliche, volto all’esternalizzazione dei servizi pubblici. Un sistema che ha arricchito pochi padroni delle cooperative, precarizzato il lavoro, ampliato sacche già enormi di clientelismo, messo sotto ricatto migliaia di lavoratrici e lavoratori. Oggi le conseguenze di tutto questo sono sotto gli occhi di tutti ma non permetteremo che, a causa delle scelte scellerate di chi ci governa, Catania venga privata dei suoi servizi essenziali.

Abbiamo il dovere di salvare gli asili nido, i servizi sociali e i posti di lavoro. Abbiamo gli strumenti per farlo.

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