giovedì, Aprile 25, 2024
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“Calcio, sesso e portafoglio”

E intanto papa Ratzin­ger, anziché at­tendere il voto, ha pre­ferito ca­lare il suo pesantissim­o “asso” nel bel mezzo della lot­ta politica per il gover­no del Paese

La promessa che abrogherà l’Imu sulla prima casa (dopo l’Ici di prece­denti elezioni), la garanzia che creerà quattro milioni di posti di lavoro (dopo quell’ormai celebre milione), l’acqui­sto di un calciatore di spicco (Balotelli, dopo il ritorno di Kakà), l’annuncio di un condono tombale (questa volta fi­scale ed edilizio insieme), lo sketch ma­schilista con una ragazza compiacente e compiaciuta (“quante volte viene?”), l’allarme per il pericolo rosso (Vendo­la, dopo Bertinotti) incarnato dallo schieramento avversario.

Nella sua campagna elettorale Silvio Berlusconi ha servito agli italiani la soli­ta minestra ed è la terza o quarta volta che la riscalda.

I sondaggi dicono che molti elettori la minestra riscaldata la berranno ancora, folgorati non si sa più da cosa, se si con­sidera che Berlusconi non ha mai mante­nuto una sola delle sue promesse eletto­rali. C’è ancora – tra i meno avveduti – chi gli crede, non perché colpito dalla sa­gacia del tycoon televisivo che trasforma la politica in spettacolo, ma perché con­divide con lui l’adorazione della santissi­ma trinità: calcio, sesso e portafoglio.

Nessuna inchiesta giornalistica, nessun processo giudiziario, nessuna pubblica denuncia della sua ignoranza, della sua superficialità, della sua mancanza di sti­le, del suo vuoto morale farà mai desiste­re questa quota, purtroppo consistente, di elettori dal votarlo.

In quanto a promesse, neppure il Pd ha fatto mancare al suo elettorato la princi­pale bugìa, una bugìa buona per tutte le stagioni: “La prima cosa che faremo quando saremo al governo sarà la legge sul conflitto di interessi”, ha detto spudo­ratamente il leader del centrosinistra, Pierluigi Bersani, imitando in questo Prodi, che dopo aver vinto ha retrocesso il provvedimento in questione, invocato da tutto l’elettorato di sinistra, all’ultimo punto del suo programma.

Bersani, il signor “un po’”, così come Veltroni era il signor “ma anche”, si è poi esibito in un gesto apparentemente nobi­le, un pubblico abbraccio a Chiara Di Domenico, una giovane precaria, che aveva appena terminato di spiegare a lui e allo stato maggiore del Pd il dramma esistenziale di tutti i giovani precari, di­menticandosi, Bersani, che la precarietà ha avuto avvio con il “pacchetto Treu”, varato dal governo Prodi del quale Ber­sani era ministro.

La campagna elettorale è stata brutta, come ha scritto anche il politologo Sarto­ri, noiosa, banale, priva di contenuti, ca­ratterizzata più che altro dall’esibizione di un paio di cagnolini adottati (uno per­fino dal professor Monti, che qui ha per­so definitivamente la serietà e l’aplomb che lo distingueva, ad esempio, da un Grillo) e dai consueti slogan dove quello che conta è la famiglia.

Una campagna elettorale talmente no­iosa e prevedibile che è sembrato addirit­tura provvidenziale l’annuncio delle di­missioni dal suo pontificato di papa Ra­tzinger, il quale anziché attendere il voto ha preferito calare il suo pesantissimo “asso” nel bel mezzo della lotta politica per il governo del Paese.

Ci sarà da eleg­gere un nuovo papa, un nuovo presiden­te della repubblica e, nel frattempo, ve­dremo se il vincitore delle elezioni sarà in grado di governare o se avremo un Monti bis in vista di nuove elezioni. È raro che in Italia qualcosa cambi, ma questa potrebbe essere un’occasione.

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