giovedì, Ottobre 10, 2024
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Buone prassi di cittadinanza

A Milazzo (ME) il 1° Forum per un Turismo eco-sostenibile

È trascorso il tempo dell’omologazione del gusto. È tramontato da un pezzo, anzi.

Quel che da un po’ di tempo si ha il piacere di osservare, è la valorizzazione delle specificità locali, con le loro peculiarità ed eccellenze, che denotano e presuppongono la valorizzazione del territorio. Pardon: territori!

E, se un siffatto processo ha dei risvolti, per così dire, “modaioli”, beh: ben vengano le “mode”. Se quella che sembra consolidarsi è una moda etica e giusta, che vuol comunicare un mondo per troppo tempo messo ai margini, e non valorizzato, com’era giusto che fosse.

È questa “nuova” sensibilità al giusto ed etico, che sta incalzando i tempi delle economie, alla velocità di un valzer, che potrà aprire scenari ed orizzonti inediti, sotto il profilo sociale ed economico.

Sembra che stiano mutando i termini stessi del marketing: non più rivolto alla valorizzazione di un’azienda, piuttosto che ad un’altra, nel giuoco, molto spesso cinico e crudele, della concorrenza, ma bensì volto a predisporre azioni di sistema, mediante un approccio integrato per lo sviluppo dei territori.

Approccio, che non riguarda più soltanto le bellezze naturali, o i beni culturali, o, ancora, le tipicità locali, dal punto di vista enogastronomico. Ma che, superando una metodologia individualista, prova a mettere a sistema, e in rete , tutto ciò che può contribuire allo sviluppo locale.

“Perché c’è una ragione, se l’Italia è stata definita il bel Paese. Ed è una ragione – un valore- che va ritrovato e fissato come il punto di partenza di un auspicato, necessario nuovo Rinascimento.

Basterebbe percorrere le tante strade che costeggiano i filari del vigneto Italia per comprendere le nostre parole e la vivida speranza che esse celano.

I vignaioli, si è ripetuto spesso, sono anche, i custodi del paesaggio, il nostro asso nella manica per attrarre turisti, investitori stranieri, ma anche giovani alla ricerca di un futuro possibile.”

Con queste parole, Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni, introducono la quarta edizione di “Slow Wine 2014”.

E se il mondo del vino chiama, è un segnale importante che va colto.

Sistemi, che consapevolmente o meno, evocano processi integrati, sono presenti già da anni nel nostro Paese. Prevalentemente nel Nord Italia, ma più in generale sono diffusi a macchia di leopardo, senza una chiara ed organizzata legislazione di riferimento.

Qualcosa sta iniziando ad accadere anche nel meridione della Penisola. Forse, figlio di una nuova sensibilità generazionale che, trasversalmente a logiche particolari, di questa o di quell’altra appartenenza, provano a far di necessità virtù, facendo divenire la crisi stessa, nel loro agire, come da etimo, un’opportunità.

Ed è quest’embrione di “opportunità” che si è disvelato Domenica scorsa nella Città di Milazzo, nella provincia di Messina. Lì, in quella città, all’appello dell’Assessorato al Turismo ed ai Beni Culturali, si è tenuto il “1° Forum sul Turismo”. Consesso al quale hanno partecipato albergatori, ristoratori, enotecari, imprenditori, categorie sociali (Confcommercio Turismo-Messina, Consorzio Turistico-Milazzo, Consorzio Borgo Antico). Realtà del privato, del privato sociale, associazioni di volontariato e singoli cittadini tutti insieme, per programmare, pianificare e mettere a “sistema” ogni azione riguardante lo sviluppo locale del territorio: dal punto di vista turistico, economico, produttivo e sociale.

E, per un territorio che vuol avere l’ambizione, e la velleità, di essere considerata la ottava isola dell’Arcipelago Eoliano ( avendo tutte le caratteristiche naturali, per poterlo essere) non si può che salutare con favore questo salto di paradigma, nella scelta di costruzione delle politiche pubbliche e di sviluppo locale e territoriale, mediante un approccio integrato e sinergico tra gli attori, a vario titolo coinvolti nel processo.

Non saprei dire se è da questi piccoli, ma significativi, segnali, che arrivano dai piccoli Comuni, che si può scorgere una possibilità di uscita dalla crisi, ma è certo che è da questi segnali, concreti, che si arriverà alla costruzione di un nuovo modo di intendere l’agire sociale, economico e, perchennò, politico.

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