venerdì, Aprile 19, 2024
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Ambasciator non porta pena?

Latitanza Matacena: tra gli indagati l’ambascia­tore italiano negli Emi­rati Arabi 

Mentre a Palermo i pm che indagano sulla trattativa Stato-mafia vengono in­sultati e abbandonati dalle istituzioni a Reggio Calabria ci sono pm che imper­territi, stanno svolgendo importantissi­me inchieste non solo sui mafiosi ndranghetisti ma anche su quei colletti bianchi perfettamente inseriti nel con­testo del sistema criminale. 

Sembra a una svolta l’indagine coordi­nata dal procuratore Federico Cafiero de Raho e condotta dai pubblici ministeri Giuseppe Lombardo (in foto) e Francesco Curcio, sulla latitanza dell’armatore Ame­deo Matacena, ex parlamentare di Forza Italia, condannato in via definitiva dalla Cassazione (deve scontare tre anni di car­cere, ndr) per i suoi rapporti con la cosca Rosmini.
 Con l’accusa di favoreggiamento personale aggravato dall’articolo sette (ag­gravante mafiosa, ndr) è finito al registro degli indagati l’ambasciatore italiano negli Emirati Arabi Uniti, Giorgio Starace.

Gli investigatori sarebbero arrivati a lui seguendo un’ informativa trasmessa alla Dda dal colonnello della guardia di finan­za Paolo Costantini, fino al marzo scorso in servizio presso i servizi segreti per con­to dei quali ha diretto proprio il centro operativo di Dubai.

Interrogato dai pm il 6 giugno scorso il colonnello Costantini ha accusato Starace di aver fatto pressioni nei confronti delle autorità di Abu Dhabi e, nello stesso tem­po, aver aiutato Matacena non comuni­cando a Roma alcune informazioni utili all’autorità giudiziaria italiana.

L’8 marzo scorso furono arrestati l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, la moglie di Matacena, Chiara Rizzo, le se­gretarie degli stessi Matacena e Scajola, i collaboratori dell’imprenditore reggino i quali si sarebbero adoperati nell’organiz­zare il trasferimento del latitante in un paese più sicuro, il Libano (lo stesso Pae­se in cui avrebbe voluto trascorrere la pro­pria latitanza l’ex parlamentare di Forza Italia condannato per mafia, Marcello Dell’Utri, ndr). 

I giudici lasciati all’oscuro 

Il fatto è che l’ambasciata italiana avrebbe omesso di informare i pm cala­bresi, al momento della trasmissione della rogatoria per ottenere l’estradizione di Matacena, che negli Emirati non sarebbe stata autorizzata l’estradizione per il reato di concorso o di associazione mafiosa ma che invece doveva essere richiesta per l’ipotesi di concorso nel riciclaggio inter­nazionale (era ricercato anche per questo reato, ndr).

Una mancata segnalazione che compor­tò un negativo esame della richie­sta di estradizione, con il risultato che Matacena resta libero.

Secondo l’accusa “L’ambasciatore Sta­race ha esercitato pressioni insistenti per i modi e per i tempi, che servivano a garan­tire a Matacena le migliori condizioni possibili di permanenza nel Paese”. 

‘Ndrangheta e sistema bancario 

Il nome dell’ambasciatore compariva anche in altre inchieste in Liguria sui rap­porti della ’Ndrangheta con il sistema bancario ligure. In quelle indagini veniva­no segnalati i rapporti tra lo stesso Starace ed il faccendiere Andrea Nucera coinvolto nelle inchieste genovesi. Un ristorante che sarebbe base dello stesso Amedeo Mata­cena.

Proprio sulle difficoltà che hanno impe­dito l’estradizione di Matacena è stato au­dito recentemente il sostituto procuratore Lombardo alla commissione parlamentare Antimafia. Quest’ultimo, oltre a riferire a grandi linee l’indagine avrebbe registrato la “sensazione” dell’ufficio di Procura che a complicare i vari passaggi vi siano stati i problemi tra il ministero degli Affari este­ri e l’ambasciata a Dubai.

Osservando le inchieste condotte a Reg­gio Calabria emerge più che mai l’impor­tanza del contrasto che si sta conducendo.

Da una parte quello nei confronti della ‘Ndrangheta, la criminalità in questo mo­mento più forte al mondo sul piano eco­nomico, totalmente padrona del traffico internazionale di stupefacenti (in grado di foraggiare l’economia mafiosa per oltre cento miliardi di euro all’anno in nero su un totale di duecento miliardi provenienti anche dalle estorsioni e dagli appalti, ndr), e presente in ogni lato del Globo (dall’Ita­lia all’Australia, passando per il Canada, il Sud America, la Russia e più Stati dell’Europa, ndr).

Dall’altra le inchieste sui colletti bian­chi, come quella sulle co­perture per la la­titanza di Matacena, che dimostra come questi, da semplici uomini corrotti, si ele­vino fino a diventare parte di un Sistema Criminale.

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