lunedì, Aprile 29, 2024
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Pio La Torre trentun anni dopo

La legge La Torre, fondamentale per il controllo dell’imprenditoria mafiosa, venne approvata solo dopo l’assassinio del suo promotore. Di cui, tanti anni dopo, sono ancora sconosciuti gli assassini e a malincuore tollerate le idee

 

Il 30 Aprile del 1982, la vigilia della festa dei lavoratori, veniva ucciso a Palermo Pio La Torre, segretario regionale del PCI.

Insieme a lui veniva trucidato il suo collaboratore Rosario Di Salvo.

Morivano due comunisti, si riannodava dopo più di 30 anni un filo tragico: la strage di Portella Della Ginestra, l’eccidio di magistrati, sindacalisti, giornalisti e tanti altri uomini che hanno combattuto a viso aperto il sistema politico-mafioso.

Alla fine degli anni 70 Pio La Torre, allora deputato al parlamento inizia a preparare la legge che introdurrà l’articolo 416 bis del codice penale, il 31 marzo del 1980 l’on. Pio La Torre presenta alla Camera Dei Deputati la proposta di legge dal titolo : “Norme di prevenzione e repressione del fenomeno mafioso e costituzione di una commissione parlamentare permanente di vigilanza e di controllo”.

La legge che porta il suo nome viene approvata ma solo dopo la sua uccisione.

Pio La Torre si era battuto contro l’installazione della base missilistica a Comiso, aveva percepito quanto fosse pericolosa questa miscela di interessi locali ed intenazionali.

Alla fine Pio La Torre viene ucciso anche perchè isolato dentro il suo partito. Dopo la sua uccisione si incomincia a parlare di una cosiddetta “pista interna”.

La moglie di La Torre dichiarò più volte che Pio era tornato in Sicilia per fare pulizia nel partito.

Rifiutò la Costituzione di parte civile nel processo nella convinzione che ciò spettasse al partito. Dopo trentun anni dall’eccidio ignoti rimangono i mandanti. 

Il male profondo ha un solo nome, si chiama isolamento, solitudine, voglia di dimenticare.

E’ accaduto per Pio La Torre, sarebbe accaduto per tante altre vittime del sistema politico-mafioso.

 

salvatore.ognibene

Nato a Livorno e cresciuto a Menfi, in Sicilia. Ho studiato Giurisprudenza a Bologna e scritto "L'eucaristia mafiosa - La voce dei preti" (ed. Navarra Editore).

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