martedì, Novembre 5, 2024
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Bruciata l’auto al sindaco anti-discarica

Da anni Mario Foti, sindaco di Furnari nel messinese, è impegna­to contro gli abusi e gli effetti della vicina di­scarica di Mazzarrà Sant’Andrea e gli inte­ressi criminali legati al ciclo dei rifiuti

«Da mesi subisco delle minacce per le mie denunce contro gli affari delle co­sche che ruotano attorno alla disca­rica di Mazzarrà Sant’Andrea che si trova vicino al mio comune».

È la spiegazione che Mario Foti, avvo­cato, sindaco di Furnari nel messinese si dà per l’attentato incendiario che ha di­strutto la notte del 16 aprile l’autovettura che utilizzava per i suoi spostamenti.

Pochi giorni prima aveva avuto sentore di un possibile attentato ai suoi danni (da una “strana” conversaz­ione tra due persone casualmente ascoltata da una sua parente) e per sicu­rezza, aveva fat­to installare diverse tele­camere attorno alla sua abitazione e chie­sto un intervento an­che dei carabinieri per monitorare gli spo­stamenti sul terri­torio.

I responsabili – tre giovani del luogo poco più che ventenni – sono stati subito individuati dai carabinieri proprio grazie alle riprese delle telecamere e alle dichia­razioni del sindaco e dei suoi familiari.

Atto vandalico di balordi, o esecutori su mandato altrui? Ha colto nel segno Foti nel sostenere che sono state le sue denun­ce contro la discarica a scate­nare la rap­presaglia di certi ambienti cri­minali?

Una battaglia – quella contro la discari­ca e i connessi impianti industriali per i trattamento dei rifiuti attualmente in co­struzione – che Mario Foti, porta avanti da tempo, ancora prima dell’elezione.

Grazie anche alle sue denunce, la pro­cura di Barcellona P.G. ha attivato diver­se indagini sulla discarica riscontrando nu­merose anomalie gestionali e attual­mente sono sotto processo l’attuale amministra­tore delegato di Tirrenoam­biente Pino In­nocenti e l’ex presidente della stessa so­cietà Nello Giambò – con­dannato in pri­mo grado a 14 anni per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo Vi­vaio alla mafia delle di­scariche.

Al centro delle inchieste penali sono fi­nite anche le strane modalità attraverso cui la Tirrenoambiente ha ottenuto le au­torizzazioni a costruire l’impianto di pro­duzione di energia elettrica dalla combu­stione di biogas – sequestrato dalla magi­stratura – e l’impianto fotovoltaico.

Un’opposizione a tutto campo e in tutte le sedi istituzionali.

Lo scorso 7 dicembre due sentenze del Tar di Catania – accogliendo il ricorso di alcuni privati cittadini furnaresi – hanno annullato i due decreti regionali del 2009 con i quali si consentiva lʼampliamento della discarica, la realizzazione di un im­pianto di biostabilizzazione e quindi l’esercizio dell’attività di smaltimento ri­fiuti. Per i giudici amministrativi «Non è sta­to valutato, secondo le previsione di leg­ge, lʼimpatto sulle popolazioni vicine dei cattivi odori. Non si è considerato che a pochi passi dalla discarica di Mazzarà esi­ste lʼabitato di Furnari».

Il Cga di Palermo – in attesa di pronun­ciarsi sul merito – ha intanto accolto il ri­corso di Tirrenoam­biente e sospeso l’immediata esecutività delle sentenze. Ha prevalso la tesi, sostenuta dai legali di Tir­renoambiente, che deve prevalere l’inte­resse generale su eventuali vizi for­mali in quanto la discarica ha una funzio­ne di pubblico servizio nelle emergenze igieni­co sanitarie di ben 78 comuni sici­liani.

Il sindaco si sta inoltre opponendo al pro­getto della stessa società (in fase di ap­provazione presso l’Arta) di amplia­mento e completamento di un impianto di smalti­mento dei percolati da discarica, ri­tenuto pericoloso per la salute «conside­rato che in quel luogo, a meno di 300 metri, esiste una riserva idrica protetta, i poz­zi del Co­mune di Furnari utilizzati per il consumo umano e a circa un chilo­metro il mare con porti e strutture turisti­che ed al­berghiere».

È legato all’attività amministrativa del sindaco – sembra che gli inquirenti stiano indagando in tal senso – oppure c’è un filo rosso che lega l’attentato a Foti con gli altri gravissimi episodi che in poche settimane hanno colpito un maresciallo dei Carabinieri della Compagnia di Bar­cellona, il cronista della Gazzetta del Sud, Leonardo Orlando, l’imprenditore barcel­lonese Coppolino proprietario degli storici Magazzini Lea, ed un altro sindaco della zona tirrenica, Alessandro Portaro primo cittadino di Castroreale? Un “colpo di coda” dei “Barcellonesi” i cui vertici sono stati decapitati dalle ultime operazioni an­timafia e dalle defezioni di alcuni dei principali esponenti del suo “gotha” che hanno deciso di collaborare con la giusti­zia?

Di certo è inquietante la recrudescenza degli atti criminali ed intimidatori indice che sono saltati gli equilibri nel barcello­nese.

Per l’associazione antimafie “Rita Atria” «l’attentato intimidatorio che ha di­strutto i “Magazzini Lea” di Barcellona certifica che siamo in “guerra”. Una guer­ra condotta a colpi di pistola, teste mozza­te di animali, auto bruciate e, ora, l’incen­dio di ben quattro piani di un magazzino storico. Una “guerra” dichiarata da una criminalità organizzata che, persi, almeno momentaneamente, i propri riferimenti storici, tenta di riprendersi il territorio con il terrore».

SCHEDA

MARIO FOTI

Mario Foti, 57 anni, avvocato, dal 1984 al 1997 ha ricoperto la carica di consigliere comunale e anche di Presidente del Civico consesso fur­narese. È stato eletto sindaco nelle elezioni amministrative indette antici­patamente nel novembre del 2011 dopo 18 mesi di commissariamento seguiti allo scioglimento per infiltrazione mafiosa degli organi ammini­strativi del Comune di Furnari nel dicembre del 2009. Tra il 2008 e il 2010, le indagini condotte dal Ros e dalla Dda di Messina – da cui sono scaturiti i procedimenti denominati “Vivaio” e “Torrente” – in particolare le intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno dimostrato un pesante condizionamento del voto esercitato dal clan dei Mazzarroti sulle elezioni amministrative nel Comune di Furnari nel maggio 2007, con una serie di appoggi elettorali che sarebbero stati messi in atto a favore del candida­to Salvatore Lopes e a danno di Foti, sconfitto per soli 17 voti. Lopes una volta eletto avrebbe poi ricambiato gli esponenti del clan dando ap­palti per lavori pubblici e concessioni per l’apertura di attività commercia­li. Il “patto” prevedeva la spartizione tra le imprese “amiche” delle somme urgenze affidate dopo l’alluvione del dicembre 2008 nei Co­muni di Mazzarrà Sant’Andrea e Furnari. L’operazione Torrente, portò nel 2010 all’arresto anche dell’ex sindaco furnarese Lopes, attualmente imputato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’omonimo processo in corso presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) dove Foti oltre ad essersi costituito parte civile è anche uno dei principali testi dell’accusa.

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