martedì, Aprile 30, 2024
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Termini Imerese: fine del sogno siciliano

“Ora arriva la Fiat, ora cambia tutto”. “Sì, ma lo sai come li spremono a Torino?”. “E che m’importa. Almeno portano lavoro”. E adesso l’illusione è finita. Davvero un altro secolo. Ma davvero deve finire così?

Marchionne procede come un caterpillar nella cancellazione di anni ed anni di lotte e di faticose conquiste da parte dei lavoratori

L’accordo è fatto: 640 dipendenti  andranno in mobilità, in attesa della pensione con un incentivo medio di 22.850 euro più l’indennità per il mancato preavviso, più il premio di fedeltà. La Fiat chiuderà la vertenza siciliana, da sempre vissuta come una sorta di palla al piede, con l’esborso di 21,5 milioni circa, pari, secondo stime attendibili, al 70% della richiesta.  La Fiat verserà 460 euro al mese, come integrazione all’assegno di mobilità erogato dall’INPS, per il resto 13 milioni serviranno per pagare gli incentivi. Gli altri 8 per i premi di fedeltà, per il mancato preavviso e per gli inevitabili costi di chiusura.

E gli altri duemila operai? E quelli dell’indotto? Si dice che in parte saranno utilizzati, cioè assunti dalla DR Motor per un fumoso progetto di cui ancora si sa poco: la Regione ha stanziato un bonus straordinario di 1,5 milioni di euro a sostegno delle famiglie degli operai , 150 milioni saranno destinati a rafforzare le infrastrutture e altri 200 milioni serviranno a incentivare l’insediamento di nuove attività produttive. Altri 45 milioni serviranno come incentivo alla rioccupazione dei lavoratori e 10 sono disponibili per l’aggiornamento professionale e la riqualificazione del personale. Questo è tutto quel che sta sul tavolo.

Tutti si sono affrettati ad esprimere soddisfazione e a elogiare l’intervento di mediazione di Passera, al suo esordio come ministro: persino la Fiom di Landini, con qualche mugugno, ha firmato. Di fatto, come ha dichiarato Enzo Masini, della Fiom, “la Fiat ha approfittato della situazione e ha imposto le tabelle al ribasso… rimane l’amarezza per un dispetto che la Fiat ha voluto fare ai lavoratori siciliani. Abbiamo firmato per senso di responsabilità”. I lavoratori, ormai abbandonati a se stessi, hanno tolto il presidio e consentito l’uscita delle bisarche cariche delle ultime Ypsilon: da ora in poi la Ypsilon sarà prodotta in Polonia, così come da tempo la Thema è prodotta in Canada. Solo Di Pietro “ha osato” dire che questo “è il funerale della Fiat” e che l’imprenditore Di Risio, sul quale si appoggiano le speranze future di ristrutturazione, da mesi non paga lo stipendio ai dipendenti della sua azienda in Molise. 

Termini è il primo passo: poi toccherà alla Irisbus di Avellino e alla Maserati di Modena, nel corso di un processo di smantellamento dell’industria italiana, legata alla smania di far concorrenza abbassando i prezzi e quindi di servirsi di manodopera e infrastrutture a minor costo fuori dall’ Italia.

In tutto questo Marchionne procede come un caterpillar nella cancellazione di anni ed anni di lotte e di faticose conquiste da parte dei lavoratori. Prima l’uscita dalla Confindustria, poi l’annullamento del contratto di lavoro e l’estensione delle norme sottoscritte a Pomigliano dalla CISL e dalla UIL, sotto il ricatto della chiusura, adesso il progressivo abbandono di uno dei pochi siti industriale del meridione.

Naturalmente tutto questo non avviene senza lo zampino e la complicità della Lega: diciotto anni di governo hanno dato un forte segnale sulle scelte di governo nei confronti del Sud Italia. Nessuno stupore: è la politica che da sempre è stata portata avanti dall’unità d’Italia in poi: rapinare risorse al Sud e trasferirle al Nord. Il futuro sembra ormai scritto da un pezzo: abbandonare le deboli economie delle regioni meridionali a se stesse, continuare nei processi di terziarizzazione, che procurano clientele controllabili politicamente, evitare il formarsi di qualsiasi momento di produzione alternativo,  il tutto fatto in modo che l’intermediazione del nord e la sua capacità di distribuzione tragga ulteriori profitti da quanto ancora resiste al Sud.

Quello che non riesce più a fare la mafia parassitaria, perché è rimasto ben poco succo da spremere nel limone, lo continuerà a fare la cosiddetta mafia imprenditrice, con  il suo impressionante carico di lavoro nero, di traffici illeciti, di clientelismo, di coperture politiche e di controllo totale del territorio e del mercato del lavoro. Il resto è affidato a grosse strutture commerciali buone solo a drenare denaro ai titolari del Nord o a quelli europei.

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