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21 settembre 2013: La strada non è una casa. Corteo a Reggio Emilia per il diritto alla casa

Motivazioni e nascita del corteo

Il 21 settembre, preludio all’autunno: per molti, questo periodo evoca l’inizio delle scuole, il rientro dalle vacanze, la fine del caldo soffocante che ha caratterizzato i mesi estivi; per altri, purtroppo sempre più numerosi, l’arrivo dell’autunno, ufficialmente il 23 settembre, significa solo che l’inverno è sempre più vicino, e che la vita in strada sta per diventare – se possibile – ancora più dura, tra le giornate interminabili e le nottate ancora peggiori, l’aria gelida che ti congela i polmoni ad ogni respiro, i piedi bagnati dalla neve, il ghiaccio, il rischio di andare in ipotermia ogni notte. Il 21 settembre è anche la giornata internazionale della pace – e la pace, quella vera, significa uguaglianza, libertà, giustizia.

Ieri, 21 settembre 2013, in una data quindi doppiamente simbolica, si è svolto a Reggio Emilia un corteo cittadino che rivendicava a gran voce il rispetto di uno dei diritti umani sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: il diritto alla casa, diritto che deve essere riconosciuto ad ogni uomo e donna, perché

ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e aiservizi sociali necessari, ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà” (Art. 25. Per leggere l’intera Dichiarazione: http://www.partecipazione.eu/dichiarazione-universale-dei-diritti-delluomo/ )

Il corteo non è nato dal nulla. Come associazione, da due anni siamo impegnati nell’ambito dell’emergenza abitativa nella nostra città (per ulteriori informazioni: http://www.partecipazione.eu/emergenza-freddo-2013-villa-rossi/ , pagina in aggiornamento), considerata un piccolo paradiso tra le altre realtà italiane, ma che di fatto conosce un’emergenza sociale spietata, devastante, che colpisce sempre più persone, ma ancora in larga parte invisibile e inascoltata. All’interno di questa emergenza sociale, l’emergenza abitativa coinvolge, a Reggio Emilia, uomini e donne – italiani e stranieri, di ogni età – in un numero stimato attorno alle tre centinaia. Trecento persone che vivono per strada, nelle case abbandonate, in stazione, sulle panchine, trattati come invisibili. Prima del corteo cittadino, abbiamo partecipato a numerosi incontri con le istituzioni e i privati sociali coinvolti (Comune, Usl, Servizi Sociali, Caritas, Centro Sociale Papa Giovanni XXIII, Dimora d’Abramo), presentato una petizione da 1200 firme, presenziato come volontari presso le strutture di accoglienza invernale, promosso attività di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza (una mostra fotografica sui luoghi in cui vivono i senza fissa dimora, chiamata “Reggio Emilia, l’Altra Città del Tricolore”, ed eventi a tema con letture di testimonianze di senzatetto), tenuto un presidio davanti al Comune il 6 aprile 2013, scritto ai giornali, girato un breve video-documentario.                                                                                                                                                                                               (Per la mostra e gli eventi correlati: http://www.partecipazione.eu/mostra-fotografica-reggio-emilia-laltra-citta-del-tricolore/ ; Per il presidio in piazza: http://www.partecipazione.eu/la-strada-non-e-una-casa-manifestazione-cittadina/ ; Per il video: http://www.partecipazione.eu/non-chiudete-villa-rossi-il-cortometraggio/ ).

Attività di natura diversa, ma volte tutte allo stesso scopo: prendere, e far prendere, coscienza del dramma quotidiano di centinaia di persone, e ottenere l’attuazione di scelte politiche semplici, concrete ed immediate, che diano la possibilità di rompere quel circolo vizioso che dalla perdita del lavoro porta all’incapacità di sostenere l’affitto o il mutuo, e quindi alla perdita della casa e alla vita di strada, la quale rende quasi impossibile trovare un altro lavoro per ricominciare…fino alla perdita della residenza e, nel caso degli extracomunitari, del permesso di soggiorno, con tutti i diritti ad essi collegati.

Scelte politiche semplici, concrete ed immediate, ancora non sono state messe in atto. Per questo motivo, Partecipazione e altri 28 gruppi, associazioni e collettivi molto diversi tra loro – ma che condividono la battaglia per questo diritto fondamentale – hanno dato vita ad un corteo cittadino per manifestare la necessità di agire per cambiare una situazione sempre più drammatica, nello specifico attraverso l’immediata attivazione di strutture di accoglienza per chi vive in strada, il potenziamento di tutta la rete dei servizi già in essere, l’attivazione di percorsi di reinserimento socio-lavorativo e il blocco degli sfratti e pignoramenti immobiliari. Le rivendicazioni, manifestate nel volantino dell’evento, sono state rivolte al Sindaco reggente Ugo Ferrari, all’Assessore al Welfare e alle Politiche Sociali Matteo Sassi, l’Assessore alla Sicurezza e alla Coesione Sociale Franco Corradini e ai loro rispettivi corrispondenti provinciali, con l’invito ad attivarsi insieme agli organi competenti (AUSL, Servizi Sociali, Terzo Settore) per metterle in atto nel più breve tempo possibile e nel modo  più funzionale.

                                        

 

 

 

La giornata del 21 settembre

Il ritrovo era previsto alle h 15.30 nei pressi della casa occupata di Via Gorizia 12. La scelta di partire da una casa occupata da alcuni rifugiati politici della Libia, rimasti senza casa dopo la fine dell’Emergenza Nord Africa, è stata proposta da una delle associazioni firmatarie dell’appello, “Città Migrante”, per poi essere approvata all’unanimità durante un’assemblea tenutasi il 5 settembre 2013 con quasi tutte le realtà firmatarie. Per quanto riguarda Partecipazione, il nostro voto favorevole è stato determinato dall’importanza della simbolicità della casa, luogo in cui alcuni uomini si sono riappropriati di un diritto fondamentale che era stato loro negato.

Dopo il concentramento – durante il quale si sono incontrati ed uniti senzatetto, profughi, associazioni e cittadini, i quali hanno potuto visitare la casa e guardare le foto dei lavori di auto-recupero della stessa –, il corteo si è diretto lungo via Gorizia e via Magenta, per poi attraversare la circonvallazione in corrispondenza del Centro Commerciale Esselunga. Qui, i passanti, gli automobilisti e i clienti del centro commerciale usciti in strada – come tutti coloro che abbiamo incontrato prima e che avremmo incontrato dopo – sono stati informati delle ragioni della manifestazione, attraverso gli interventi al microfono, gli striscioni, la mostra fotografica itinerante sui luoghi in cui vivono i senzatetto, i volantini distribuiti e la musica, di cui ogni traccia aveva un significato preciso. Dopo alcuni minuti il corteo è proseguito in via Guasco, fino ad arrivare in Piazza Gioberti, di fronte al palazzo della Provincia. Questa è stata una tappa fondamentale, in cui l’amministrazione provinciale è stata chiamata alle sue responsabilità, ad occuparsi in modo prioritario dell’emergenza abitativa, attraverso l’attuazione delle iniziative promosse dall’appello e, non meno importante, la pubblicazione dell’elenco degli immobili sfitti sul territorio provinciale.

Dopo la provincia, l’ingresso del corteo in Via Emilia è stato accolto da centinaia di passanti, clienti dei bar, negozianti. Lo stesso è avvenuto in Piazza del Monte e in Piazza Martiri del 7 luglio, luogo particolarmente significativo della nostra città, luogo simbolo della negazione di diritti fondamentali. Qui, la manifestazione si è conclusa con le ultime iniziative: l’esposizione della mostra fotografica “Reggio Emilia, l’altra città del Tricolore”, itinerante durante il corteo; la poesia musicata di Michele Giuli, giovanissimo e promettente poeta, che già in altre occasioni ha messo a disposizione il suo talento per sensibilizzare le persone, circa il dramma quotidiano di chi vive in strada; il monologo teatrale di Michele Cosentini, che ha recitato parte del sempre attuale “Mi fa male il mondo” di Giorgio Gaber, applauditissimo; la testimonianza diretta di Mustapha, un uomo che ha lavorato per anni nel nostro paese e che, a scapito della voce rotta dall’emozione, ha condiviso con la città parte della sua vita, e della sua condizione attuale di senza fissa dimora; infine, le canzoni partigiane cantate dal vivo dalla Brigata Lambrusco, gruppo musicale di giovanissimi che, come Michele Giuli, Michele Cosentini e molti altri, tra fotografi, cameraman e artisti, anche in questa occasione hanno utilizzato la propria arte per la causa. Nessun “grazie” sarà mai abbastanza.

Le reazioni delle persone che abbiamo incontrato spaziavano dall’approvazione alla curiosità, ma anche, seppure in numero nettamente minoritario, all’indifferenza e all’ostilità, spesso accompagnate da frasi a sfondo discriminatorio e razziale. Come si diceva, la speranza nasce dal carattere minoritario di queste posizioni, ampiamente superate dall’interesse dimostrato dalla maggior parte di coloro che si trovavano nel centro cittadino di Reggio Emilia al passaggio del corteo. Possiamo solo sperare – noi associazione, noi cittadini, noi senzatetto, noi migranti, noi esseri umani che lottiamo per un diritto che dovrebbe essere già garantito da almeno sessant’anni – con le nostre parole, la nostra presenza, gli appelli alla Costituzione e alla Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo, di aver avvicinato chi ci ascoltava alla battaglia per il diritto alla casa, che è e deve essere una battaglia di tutti. E che il sentiero che proseguiremo insieme, di cui la manifestazione di sabato 21 è stato solo una tappa, sarà sempre più affollato.


Foto di Michele Lapini

salvatore.ognibene

Nato a Livorno e cresciuto a Menfi, in Sicilia. Ho studiato Giurisprudenza a Bologna e scritto "L'eucaristia mafiosa - La voce dei preti" (ed. Navarra Editore).

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