martedì, Aprile 30, 2024
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Falcone colonia di mafia? Di Pietro interroga

Il leader di Italia dei Valori, Antonio Di Pie­tro, in un’interrogazio­ne parlamentare chie­de l’accesso prefettizio per verificare se al Co­mune di Falcone ci siano pe­ricoli di infil­trazione mafiosa

All’indomani della pubblicazione – nel mese di agosto – della nostra inchies­ta intitolata “Falcone colonia di mafia tra Tindari e Barcellona” – alla quale il sindaco del piccolo centro del messinese invece di rispondere sui fatti denunciati ha preferito querelare il no­stro Antonio Mazzeo, suscitando indi­gnazione in tutto il Paese – l’eurodepu­tato Rita Borsellino definiva preoccu­pante la situazione di Falcone in cui «il rischio di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata è altissimo, come emerge da recenti indagini della magistratura».

Preoccupazioni, quelle della Borselli­no, condivise anche da Antonio Di Pie­tro, che il 16 novembre – citando anche alcuni passi della nostra inchiesta e del libro “La collina della munnizza” del no­stro redat­tore Carmelo Catania – ha pre­sentato un’interrogazione al presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti, al ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri e al ministro della Giustizia Paola Severino, per chiedere «un accesso prefettizio presso il Comune di Falcone ed i suoi organi amministrativi per verificare se – a seguito delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia – ricorrono pericoli di infiltrazione di tipo mafioso» nelle attività amministrative.

«Appare grave – scrive Di Pietro nell’interrogazione – l’intreccio di respons­abilità tra amministratori locali, funzionari e personaggi in odor di mafia che, predisponendo in apparente sinergia atti amministrativi, hanno concorso ad azionare un meccanismo che ha stravolto la buona amministrazione del Comune di Falcone e, contestualmente, consentito di liberare fiumi di denaro attraverso la rea­lizzazione di opere non soggette ad alcun sistema di gara d’appalto e finanziabili con la pratica della discrezionalità».

Il presidente dell’IdV chiede inoltre al governo «se la competente Procura della Repubblica abbia avviato sul punto le op­portune indagini» e «quali provvedi­menti e iniziative intenda mettere in atto per ve­rificare e prevenire fenomeni d’infiltrazio­ne di tipo mafioso nei servizi e nell’attivi­tà amministrativa del Comu­ne di Falcone». L’ex pm di “Mani pulite” fa ri­ferimento anche alle dichiarazioni dei pentiti Carmelo Bisognano, ex capo della cosca dei “Mazzarroti” e del suo uomo di fiducia Santo Gullo, che hanno tirato in ballo diversi appalti acquisiti dal Comune di Falcone e allegati negli atti della Dda relativi all’operazione “Gotha 3”.

Il sindaco di Falcone Santi Cirella, da parte sua, si dichiara sereno affermando che tutti gli atti amministrativi sono stati compiuti nel rispetto della legalità.

Nel 2008, a seguito delle rivelazioni dell’indagine del Ros “Vivaio” – in cui era emerso il condizionamento mafioso nelle elezioni amministrative del 2007 nel Comune di Furnari – il senatore Lu­mia presentò un’interrogazione all’allora mi­nistro Maroni chiedendo l’invio di una commissione prefettizia.

L’esito degli accertamenti effettuati dal­la commissione disposta dall’allora pre­fetto di Messina Alecci portò poi allo scioglimento degli organi amministrativi del Comune di Furnari nel novembre 2009.

Sempre nella zona tirrenica, nel dicem­bre 2005, era stato sciolto il Comune di Terme Vigliatore, mentre a Barcellona Pozzo di Gotto – con quattro dirigenti ed impiegati comunali sospesi per un mese dalle funzioni – analogo provvedimento è stato chiesto inutilmente per ben due vol­te.

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