mercoledì, Ottobre 9, 2024
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Rifiuti: pagliuzze e travi

I giornalisti a Napoli sembrano tutti presi dalla ricerca di un clamoroso Watergate che probabilmente non scopriranno mai

Sono tutti indaffarati a fare le pulci all’amministrazione comunale per cercare di scoprire se l’immondizia mandata in Olanda costerà settanta o centotrenta euro a tonnellata. Per capire se il manager che guidava l’azienda della nettezza urbana, Raphael Rossi, sia stato cacciato perché ha litigato col sindaco o col vicesindaco. Per gridare a gran voce al popolo anti-casta che il capogabinetto del comune guadagna uno stipendio molto alto (peraltro secondo legge).
Ma dove sono i giornalisti che si occupano dei problemi reali della città, e delle vere insufficienze di chi la governa? Chi è, oggi, che prova a capire quali sono i progetti dell’amministrazione sulla zona ovest, e a chi si intende regalare a “prezzo di costo” l’immenso e redditizio territorio che comprende lo zoo, l’Edenlandia, il cinodromo? A capire quali siano le evoluzioni della riqualificazione di Bagnoli, e come intende la giunta spendere i soldi che si ritroverà in cassa per aver portato avanti la favola della coppa America? Chi è in grado di parlare dei disoccupati, della casa, di Napoli est, dell’inceneritore di Giugliano o di Capua?
La partenza della Nordsten, la nave olandese caricata di rifiuti destinati all’inceneritore di Rotterdam, è un esempio di questo atteggiamento. Arrivata in pompa magna, la nave era stata accolta con entusiasmo da giornalisti e fotografi e dalle autorità, nelle persone del sindaco de Magistris, del suo vice, nonché assessore all’ambiente Sodano, e in più da militari della marina e della guardia di finanza, carabinieri e addetti vari.
Alla partenza, però, la Nordsten ha portato con sé non poche polemiche. La nave infatti è ripartita con un carico di immondizia molto inferiore rispetto a quello che avrebbe dovuto caricare: duemila tonnellate circa, rispetto alle quattromila per cui era stata preparata.
Un viaggio a vuoto, secondo gli oppositori del sindaco: perché un’amministrazione che si dice fermamente contraria alla “termovalorizzazione” dell’immondizia non trova nulla di meglio che inviarla a bruciare in Olanda? Perché proprio oggi che l’inceneritore di Acerra funziona ben per la prima volta con tre linee su tre, e brucia la stessa frazione di rifiuti (quella secca) che viene caricata sulla Nordsten? E perché la nave è partita mezza vuota? A palazzo San Giacomo dicono che quello con gli olandesi è un contratto che paga per il totale dell’operazione, indipendentemente dal carico delle singole navi e del numero di viaggi.
Mentre la polemica va avanti a colpi di comunicati stampa e articoli infuocati, pochi sono i giornalisti che si preoccupano di analizzare le relazioni tra il piano rifiuti regionale – approvato in un consiglio praticamente deserto – e la rivoluzione ambientale del nuovo sindaco di Napoli. Il piano, infatti, punta in maniera decisa sugli inceneritori, nemico pubblico numero uno di de Magistris e del suo vice Sodano (comunista e ambientalista, famoso per le sue battaglie contro la gestione rifiuti dell’accoppiata Bassolino-Iervolino).
Poco, inoltre, c’è nel piano su differenziata e compostaggio, e come se non bastasse, dal momento che come si è visto in passato, costruire un inceneritore non è una passeggiata, i tempi per far tutto ciò sono piuttosto lunghi, almeno il 2015. Ma come potrà la giunta, tecnicamente, opporsi a un piano che, come fanno notare gli ambientalisti, «torna indietro di quindici anni»? Si riuscirà, a botte di cavilli legali, a evadere gli obblighi del piano (a cominciare dall’inceneritore di Napoli est) e a rendere la città un’isola felice che ricicla, come il sindaco ha promesso fin dalla sua candidatura nel mese di aprile, mentre il resto della regione brucia immondizia a più non posso?
Tutto questo, in ogni caso, non sembra il problema principale per la stampa e la politica cittadina, mentre assai più appassionante appare il dibattito sulla percentuale di raccolta differenziata porta a porta raggiunto (un 25% salutato entusiasticamente dalla giunta: lusinghiero se si considera che sei mesi fa eravamo fermi al 16%, deprimente se si ricorda che il sindaco aveva promesso un 70% entro il mese di dicembre).
Il punto, al di là dei singoli battibecchi, è un altro. Per chi non si era lasciato trasportare dall’entusiasmo arancio-primaverile, tutte le insufficienze della giunta si presentano come prevedibili falle di un cammino presentato più rivoluzionario e più facilmente percorribile di quanto non fosse in realtà. La folta schiera di chi invece si era lanciato con ritrovato ottimismo “civico” in questa avventura, risulta oggi divisa tra i delusi, che attaccano senza esitazione i loro ex idoli, e chi invece insiste con rovente determinazione nel sostenerli, qualsiasi strada essi percorrano. La stessa divisione nella stampa.
Se è giustificato, però, che supporter e oppositori politici basino le proprie analisi su una radicalità partigiana, è scoraggiante constatare come anche i giornalisti ritengano doveroso schierarsi da una parte o dall’altra della barricata, concentrandosi sulla miriade di “pagliuzze” delle polemiche di giornata, e continuando a ignorare le “travi” delle condizioni strutturali della città.

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