lunedì, Dicembre 9, 2024
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“Non bisogna avere paura”. La base 5 stelle che vuole Salvini a processo

Ci sono i senatori, quelli che girano in tv in giacca e cravatta. Ci sono le ministre che “spiegano la politica”, un po’ casta anche loro. Ma nei cinquestelle c’è pure una moltitudine di attivisti di strada che non ha dimenticato i tempi dei meet-up, le ore sotto un gazebo a raccogliere firme, i tempi duri.

Sono loro, “iscritti certificati”, a decidere se il 5 Stelle permetterà o no il processo a Matteo Salvini per sequestro di persona aggravato. Per una settimana centosettantasette esseri umani sono stati tenuti in ostaggio sulla nave di Stato “Diciotti” nel porto di Catania.

Catania. Quartiere Nesima, zona popolare della città. Santo Musumeci è diventato grillino perché gli piaceva la spinta al cambiamento. E i cinque punti del programma, le cinque stelle: acqua pubblica, mobilità sostenibile, sviluppo, connettività, ambiente.

“Non c’erano gli emigranti fra le nostre cinque stelle” ci dice Santo, ora consigliere grillino del suo consiglio di quartiere, “per cinque sesti attivista – precisa – e per un sesto portavoce”. “C’era invece la questione morale. Un parlamento pulito, senza immunità dei parlamentari”.

– E ora?

“Ora fa un po’ impressione che alcuni dei nostri, di quelli nuovi, parlino come Salvini. Ma sono una minoranza. La maggior parte di noi è ancora com’eravamo nei primi tempi: ambiente, la legalità, pulizia nelle Stato. Almeno qui a Catania, fra noi attivisti”.

– E la “Diciotti?”

“Anche se hai commesso un reato, magari grave ti possono fermare massimo per quarantott’ore. Poi deve decidere un giudice. Qua invece centosettantasette persone sono state rinchiuse illegalmente senza che lo decidesse un magistrato. E’ sbagliato. E’ anche un errore politico”.

– E poi?

“Occorrono delle leggi serie sull’emigrazione. Non solo in Italia, ma in tutta Europa. Leggi giuste, semplici, e comuni. L’Europa ha scaricato sull’Italia, la più vicina, tutto l’onere dell’accoglienza. Ha fatto bene il Procuratore Zuccaro a chiedere ragione, ma perché far pagare a questi esseri umani i peccati dei politici tenendoli sulla nave al porto sequestrati?”.

– E il processo a Salvini?

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge. Articolo tre. Costituzione della Repubblica italiana”.

Il Movimento 5 Stelle è spaccato a metà. “Processatelo, ha commesso un reato”, “Ha fatto bene a sequestrare i migranti, così finalmente l’Europa impara”. Ma la spaccatura vera è sul governo, e quindi sul futuro del Movimento. E’ uno scontro, con tutti gli attivisti di qua o di là, senza precedenti. Uno scontro duro. La rete, strumeto-base dell’aggregazione, è diventata un’arena in cui ci si accusa a vicenda di tradimento. Difendere i principi del Movimento, difendere i governo: due fedeltà contrapposte, fra cui cui bisogna scegliere decisamente.

“Nella base, qui a Catania, credo che prevarrà il No – che nell’ambigua domanda posta sul portale Rousseau significa autorizzare il processo – perché la maggioranza dei cittadini che compongono il Movimento non vogliono rinnegare i propri ideali. Ma lo scontro c’è. Non c’era motivo di votare su cose come questa, doveva essere scontata la posizione. Questo gioco al massacro non farà altro che indebolire i 5 stelle.

– E dopo?

“Il reddito di cittadinanza partirà tra qualche giorno, gli obiettivi del contratto sono quasi tutti raggiunti. Noi, forti dei nostri principi, non dobbiamo avere paura. Neanche di tornare all’opposizione qualora Salvini decidesse di riabbracciare Berlusconi”.

– Una scelta dura.

“Ricordo bene un racconto di Antonio Di Pietro, ammise di avere compiuto un errore. Casaleggio gli diceva di essere paziente, di camminare piano piano. Di Pietro invece pur di andare al Governo si caricò di tutto, pure di Scilipoti, e fallì. Il Movimento non deve fare l’errore di Di Pietro, dobbiamo restare fedeli a noi stessi e così continueremo ad essere utili. Così nessuno sarà tradito”.

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