sabato, Aprile 20, 2024
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“No, non vado”. L’astensionismo ha già vinto

E se il pericolo per la democrazia non fossero solo i fascisti?

Devono presentarsi qua! Devono cercarci! A pedate li prendiamo”. Catania, quartiere di San Cristoforo, via Toledo. Una discarica a cielo aperto, una scuola crollata, i ratti, la droga, la paura del buio. Qui una volta i voti si compravano: buste della spesa, buoni benzina, la bolletta pagata, il diritto spacciato per favore nei CAF della zona. Adesso sembra che siano spariti anche i CAF. La politica è sparita, i politici sono odiati. “A votare non ci vado. No, ma neanche per sogno”. Il mantra è questo, ripetuto e urlato.

Se non è la rabbia è il disgusto. “Dovrei tornare a casa, in paese – mi confida Francesco, collaboratore scolastico – ma non ne vale la pena. Non vado. Per chi dovrei votare? Non mi interessa, sono deluso. Non serve a niente. Manco a sprecare i soldi della benzina per tornare dove ho la residenza”.

Poi c’è la strafottenza. “Ma perché si vota? Ma davvero anche per le regionali? E chi c’è candidato? Boh, niente, non ho seguito. Non mi interessa. Non trovo la tessera elettorale da anni”. 

Meglio. Serviranno meno voti per essere eletti” dice il candidato. L’altra faccia della medaglia.

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