venerdì, Marzo 29, 2024
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Nino Di Matteo: “Comunque vadano le cose, faremo in modo che queste cose vadano bene”

“Se gli amici romani della mafia toccano Di Matteo, stavolta non staremo a guardare”, questo è lo striscione che apre il corteo della manifestazione a sostegno dei magistrati che indagano sulla cosiddetta trattativa Stato mafia. Dietro allo striscione a sorreggerlo, insieme a tanti giovani, un uomo anziano con una lunga barba bianca. È Vincenzo Agostino, diventato simbolo della richiesta di verità e giustizia sulle stragi che negli anni novanta insanguinarono le strade di Palermo e d’Italia e, tra gli altri, uccisero anche suo figlio Antonio e la moglie Ida.

“Siamo tutti Nino di Matteo” e poi “fuori lo Stato dalla mafia” sono gli slogan che, tutti in coro, gridano per le strade del centro del capoluogo siciliano. Giovani e meno giovani, rispondendo all’appello del “Comitato Scorta Civica”, si sono dati appuntamento a piazza Croci ed in un lungo corteo hanno percorso le principali strade del centro di Palermo, esprimendo l’indignazione per quelli che starebbero tentando di fermare il pool di magistrati che sta portando avanti un filone di indagine che sarebbe considerato molto pericoloso per certi poteri. Sono i magistrati Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi, tutto scandito a gran voce durante il corteo.

Giunti davanti al Palazzo di Giustizia hanno gridato “viva gli uomini della scorta. Basta con le stragi, basta con gli eroi gli uomini della scorta li difendiamo noi”.

Scoppia un forte applauso quando si annuncia dal megafono che il dott. Di Matteo scenderà a salutare i manifestanti. Ed ecco che arriva, circondato da un cordone di protezione degli uomini della scorta, si confonde tra la folla che commossa lo abbraccia. Stringe mani, dice qualcosa che però non riusciamo a sentire bene, anche se quando è tra la gente, circondato dai giornalisti, scende nella piazza un silenzio che allo stesso tempo un grido di allarme per la sicurezza di Nino Di Matteo e dei suoi colleghi. Le poche parole che riusciamo ad ascoltare sono queste: “Comunque vadano le cose faremo in modo che queste cose vadano bene”

A conclusione della manifestazione non poteva mancare il forte richiamo di Salvatore Borsellino: “Ancora una volta giungono notizie di morte, ancora una volta come 22 anni fa, giungono notizie dell’arrivo del tritolo. Ancora una volta giungono messaggi di solidarietà da parte dei rappresentanti delle dello Stato che non attendono altro di piangerli quando saranno morti”. Secondo il fratello di Paolo Borsellino l’eliminazione di Di Matteo non può interessare alla mafia, ma solo a chi in questi anni ha saputo mantenere la congiura del silenzio.

salvatore.ognibene

Nato a Livorno e cresciuto a Menfi, in Sicilia. Ho studiato Giurisprudenza a Bologna e scritto "L'eucaristia mafiosa - La voce dei preti" (ed. Navarra Editore).

3 pensieri riguardo “Nino Di Matteo: “Comunque vadano le cose, faremo in modo che queste cose vadano bene”

  • Ettore Ferrero...

    Caro Direttore Riccardo Orioles,
    Cara Redazione tutta de ” I siciliani giovani”,

    ” I comunisti siciliani sostenevano che si dovesse fare per la mafia ciò che era stato fatto per il terrorismo e chiedevano una struttura nazionale capace di muoversi con agilità. Avevano scritto: ” Deve coordinarla Dalla Chiesa? Diciamo che Dalla Chiesa è uno degli uomini che coglie i nessi politici del fenomeno e,forse per questo, c’è molto imbarazzo negli ambienti democristiani”. [ Tratto dal libro del giornalista Benito Li Vigni intitolato: ” Morte di un Generale – Carlo Alberto Dalla Chiesa ucciso da un complotto Stato – mafia”, pag. 93].
    Creare con l’invio del Prefetto della Repubblica di Palermo, Carlo Alberto Dalla Chiesa, una ” struttura” identica a quella che oggi è la Procura Nazionale Antimafia: il Prefetto Dalla Chiesa contava di poter sradicare con il dovuto coordinamento dei Prefetti e Poteri speciali, il rapporto tra le organizzazioni criminali di stampo mafioso e l’Alta Mafia che rafforzava questo duopolio, in un periodo di grandissimo lavoro d’equipe e di intelligence stimato in circa tre anni di permanenza.
    Con l’ulteriore aggravio del procedimento giudiziario della Trattativa Stato – mafia, si torna ad accusare una frangia politica che si è fatta promotrice di una trattativa stipulata direttamente con la mafia del Superboss, Totò Riina. Che come è avvenuto per l’eccidio di Via Carini del 3.09.1982, anche, per la strage di Via D’Amelio del 19 Luglio 1992, c’è una partecipazione politica che confluisce in un complotto Stato – mafia.
    Cosa nostra avrà organizzato, pianificato ed ordinato la strage del Dottor. Paolo Borsellino, perchè era in corso un indicibile negoziato con gli apparati politici dello Stato, che si sono mossi non per difendere la Costituzione e le Leggi dello Stato, ma per interrompere la strategia stragista dei Corleonesi venendo a patti senza arrestarsi di fronte al perpetrarsi dell’omicidio, che sarebbe sopraggiunto 57 giorni dopo la strage del Dottor. Giovanni Falcone.
    Ed oggi, il Sostituto procuratore della DDA di Palermo, Dottor.Antonino Di Matteo, titolare dell’inchiesta sulla Trattativa, è probabile bersaglio di Cosa nostra per aver individuato ed indirizzato l’indagine sui corresponsabili politici, che non negarono nè rifiutarono di trattare con la mafia pur sapendo che ciò non avrebbe impedito la strage del Dottor. Paolo Borsellino.
    Una Trattativa inscenata a cavallo tra la strage di Capaci e quella di Via D’Amelio.
    Grazie, Dottor. Di Matteo ed agli uomini della scorta che lo dovranno proteggere!…

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    • Ettore Ferrero...

      Caro Direttore Riccardo Orioles,
      Cara Redazione tutta de ” I Siciliani giovani”,

      C’è all’interno dello Stato chi continua a remare contro quel senso di Giustizia, che è parte integrante del lavoro e del dna di un Magistrato. Cosa nostra lo vuole morto, nello specifico il Dottor. Di Matteo, ma dallo Stato non c’è una netta presa di posizione, perchè altri interessi – non sui temi della Legalità e della Giustizia – regna questo Paese.
      Chi è determinato a fare gli interessi dell’Italia guarda caso muore: è successo, solo per citare alcuni esempi lampanti, con il Prefetto della Repubblica di Palermo, Carlo Alberto Dalla Chiesa; con il Presidente dell’ENI, Enrico Mattei;con il Presidente della Democrazia cristiana, On. Aldo Moro.
      Perchè quegli interessi di quell’Italia non convergono con altri, impedendo ai cittadini italiani di poter vedere una realtà differente, migliore, più equa a discapito di chi ha – dall’alto del suo Potere – plasmato l’Italia a suo uso e consumo.
      Oggi il caso del Dottor. Antonino Di Matteo, Sostituto procuratore della DDA di Palermo e titolare dell’inchiesta Stato – mafia, è la dimostrazione che quegli interessi subdoli, attraverso e con la mafia siciliana, vogliono impedire al cittadino, ancora una volta, di essere privato del più semplice diritto alla Verità dimostrando che nulla, neppure un procedimento come la Trattativa attraverso l’operato della Magistratura, possa determinare un cambiamento così forzoso, tanto da affibbiare la responsabilità del procedimento penale, la politica, su chi deve decidere le sorti delle organizzazioni criminali di stampo mafioso.
      Dal libro: “ Mattei” di Italo Petra, pag.26, infatti traggo quanto segue:” … Mattei ha insegnato come si può comprare la Repubblica. Ha messo le debolezze e la corruttela dei politici al servizio del suo disegno. Gli altri che sono venuti dopo di lui l’hanno imitato in peggio: hanno messo la corruzione dei politici al servizio dei loro interessi”.
      Grazie!…

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      • Ettore Ferrero...

        Caro Riccardo Orioles,
        Cara Redazione tutta de ” I Siciliani giovani”,

        Da quanto si evince dall’articolo si può, dunque, ipotizzare che per fermare il processo sulla Trattativa Stato – mafia inizia a fomentare l’interesse – da una parte le Istituzioni decisamente preoccupate ed impensierite, dall’altra il vigore della mafia che per evitare il collasso della politica vorrebbe eliminare il Magistrato titolare dell’inchiesta – di procurare la materia prima – il tritolo – proveniente dal mare degli abissi del Mar Ionio, e comunque, specifico riferimento alla Provincia di Reggio Calabria, dimostra quanto di plausibile c’è negli avvertimenti diffusi in queste ultime settimane.
        Che nella Regione Calabria, la ‘Ndrangheta, e più precisamente nelle Province di Catanzaro e Reggio Calabria, è pronta a colpire con attentati stragisti rispettivamente il Sostituto Procuratore della DDA, Dottor. Pierpaolo Bruni, e il Sostituto Procuratore della DDA, Dottor. Giuseppe Lombardo.
        Tanto da fare da venditore a Cosa nostra per portare a termine una strage eclatante – voluta dal Superlatitante trapanese, Matteo Messina Denaro – nei confronti del Sostituto Procuratore della DDA di Palermo, Dottor. Antonino Di Matteo, titolare dell’inchiesta sulla Trattativa Stato – mafia: un reciproco favore come avvenne il 9 Agosto 1991 con l’omicidio compiuto del Magistrato di Cassazione, Dottor. Antonino Scopelliti, che avrebbe rappresentato la pubblica accusa in Cassazione nel maxi processo a Cosa nostra.
        Magistrati di Regioni differenti, ma con l’unico interesse per cui la ricerca della verità per la Giustizia e la libertà sono espressioni fondamentali, per far capire che la democrazia nata dalle ceneri di una dittatura fascista, devono far prevalere i principi per cui si è stabilito di rifondare uno Stato con regole e leggi dettate da una Costituzione voluta dai nostri Padri Fondatori.
        Grazie!…

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