martedì, Dicembre 10, 2024
-rete-Editoriali

Miseria ladra!

Quante volte imprechiamo con questa frase? Certo, è un po’ un luogo comune, ma nei quartieri popolari si sente spesso, magari con una espressione diversa: “buttana ‘a miseria!”

Dalle statistiche Istat degli ultimi anni emerge che la povertà nel nostro paese è molto aumentata, in particolare nel Meridione. Non possiamo dare la colpa soltanto alla crisi economica, ma anche alla politica dei governi che si sono consegnati ai poteri forti e alla finanza più cinica.

Anche nella nostra città, Catania, si rilevano sacche di grande povertà economica, ed in modo evidente nei quartieri popolari del centro storico e nelle periferie. Ed è da elogiare la campagna nazionale lanciata da “Libera” di don Ciotti, chiamata “Miseria ladra”, che in uno stralcio del documento che la presenta recita: “Nella povertà le mafie hanno trovato inedite sponde nella società, nel suo diffuso analfabetismo etico. Oggi sempre più evidenti i favori indiretti alle mafie che sono forti in una società diseguale e culturalmente depressa e con una politica debole”.

Noi puntiamo il dito proprio sulla politica. Quella condotta dall’amministrazione Bianco, in particolare, che da un lato fa proclami e annunci per “combattere la povertà” attraverso legalità e lotta alle mafie e dall’altro crea povertà e abbandono nei quartieri popolari e periferici.

Non diciamo nulla di nuovo, basta andare nei quartieri per constatare tutto ciò: povertà materiale e culturale, e non certo per scelta degli abitanti, ma piuttosto perché negli ultimi sessant’anni la politica li ha sfruttati a proprio vantaggio – chi è più povero è più ricattabile – e lo vediamo sempre più spesso, soprattutto durante le campagne elettorali.

Bella l’iniziativa di giorno 17 ottobre a Palazzo Platamone, dove “Libera” promuove la campagna “Miseria ladra” e invita istituzioni e società civile a contribuire come “atto di beneficenza” portando indumenti che serviranno per affrontare il nuovo inverno ed offrendo una cena di autofinanziamento alla “Catania bene”. Essendo Palazzo Platamone un luogo istituzionale, il saluto d’inizio è stato dato proprio dal sindaco Bianco che non si è lasciato scappare l’occasione per l’ennesima passerella (in fondo fa il suo mestiere).

Ma forse il dito bisognerebbe puntarlo proprio su tutti e tutte noi, sulla cosiddetta società civile che, pur conoscendo la schizofrenia di questa Amministrazione, che con una mano dà e con l’altra toglie e che fa affari con i poteri forti per proprio tornaconto e per acquisire più potere, si “inchina”.

Perché un iniziativa di questo genere – ci chiediamo – si doveva fare nel “salotto buono” della città, solo con una parte della società civile e non con quella reale che abita i quartieri? Perché non fare questa iniziativa magari in una delle scuole dei quartieri popolari? Aprendo così le porte agli uomini, alle donne, ai bambini e bambine dei quartieri dando la possibilità di far loro raccontare il loro disagio e la loro povertà? Perché il sindaco che dice di voler battere mafia e povertà non ha mai accettato l’invito a farsi una passeggiata con noi nel quartiere di San Cristoforo per toccare con mano cos’è la povertà figlia dell’ingiustizia sociale e dell’oppressione mafiosa?

Care associazioni e organizzazioni sociali, non vi sembra il caso di affrontare a schiena dritta un’Amministrazione che opera in modo discutibile e poco coerente, così come si evince dagli ultimi avvenimenti che hanno portato alle cronache questa giunta Bianco?

Il fatto a cui ci riferiamo è un fatto di cronaca, avvenuto il dieci ottobre, e si può sintetizzare in una foto dove si vedono insieme l’assessore Licandro, il signor Di Bella e il sindaco Bianco. Nulla di male, se non fosse che il signor Di Bella è ritenuto prestanome del clan mafioso Pillera-Puntina.

Qualcuno per questa brutta foto chiede le dimissioni immediate dell’assessore. A noi anziani questa foto ne ricorda un’altra di circa trent’anni fa, l’inagurazione della “PAM CAR” di Nitto Santapaola, con membri delle istituzioni statali e cittadine in casa del boss mafioso.

Trent’anni: ancora povertà nei quartieri, ancora gran sorrisi di politici e boss.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *