giovedì, Dicembre 12, 2024
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L’ex Sottosegretario Nicola Cosentino, Nik O’ Mericano: la reggia di Caserta è “cosa sua”.

di paolo Miggiano

La vicenda o le vicende giudiziarie di Nicola Cosentino sono ormai “cosa nota” e su di esse molto poco importa, qui, soffermarsi. Dopo un periodo di detenzione per la prima inchiesta, che lo vede imputato di vari delitti e di rapporti con il clan della camorra di Casal di Principe, suo paese natio, ne è seguito un altro, piuttosto breve, trascorso agli arresti domiciliari prima di essere messo in libertà. Di recente, in seguito ad un’altra inchiesta, che chiama in causa anche ex prefetti ed altri notabili del casertano, i magistrati della DDA di Napoli lo hanno ricondotto dietro alle sbarre. Nell’ambito di quest’ultima inchiesta, i Carabinieri, durante una perquisizione nella sua abitazione, hanno rinvenuto una busta con dentro le chiavi di accesso al più noto palazzo della città di Caserta. E non si tratta di un palazzo qualsiasi, ma del settecentesco Palazzo Reale, la reggia borbonica, costruita dall’architetto Luigi Vanvitelli, per volere di Carlo III di Borbone e oggi dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

Pare che con le preziose chiavi di accesso a tre diversi varchi del palazzo sia stato rinvenuto dagli investigatori anche un affettuoso biglietto di accompagnamento a firma di uno dei prefetti che si sono succeduti al palazzo di governo, il prefetto Ezio Monaco, che a Caserta ha soggiornato dal 2008 al 2012.

Certo, Nicola Cosentino non è, e non è stato, un uomo qualunque nella città capoluogo della Terra di lavoro. Egli è stato Sottosegretario all’economia e alle finanze di uno dei governi Berlusconi, è stato coordinatore del partito delle libertà, ha gestito migliaia di voti e deciso le sorti di diverse campagne elettorali locali e nazionali. Quindi, qualche privilegio gli andava pure concesso. Mica poteva rischiare di rimanere chiuso all’interno del parco del palazzo reale quando si attardava a fare jogging oltre orario di chiusura? Lui non poteva certamente stare attento agli orari di ingresso e di uscita dal parco come fanno tutti i normali cittadini. Non poteva, lui ricco e potente, certamente pagare un biglietto d’ingresso al parco, come da qualche anno sono costretti a fare quasi tutti i residenti a Caserta. Lui è un uomo potente e deve essere trattato come il padrone del palazzo.

Ora, anche per le pessime condizioni in cui versa, il palazzo reale, più che essere patrimonio dell’umanità, per Nic O’ Mericano è diventato “cosa sua”. Grazie ai buoni auspici di un prefetto compiacente, egli poteva entrare e uscire a suo piacimento e da diversi punti della città, perché il palazzo ed il suo parco sono davvero vasti e vi si può accedere da diversi varchi.

Nicola Cosentino ora è un detenuto in attesa di giudizio, che non è stato ancora condannato e non intendo farlo io qui, anzi mi auguro che lui riesca a dimostrare la sua completa estraneità ai fatti che gli vengono contestati. Cosentino, però, di una cosa si è reso certamente responsabile, del fatto cioè che nel corso degli anni si è erto a padrone della città e di uno dei più belli e importanti monumenti che la storia ci ha consegnato. Certo tutto ciò non lo ha fatto da solo. Innanzitutto ci sono le migliaia e migliaia di voti che è riuscito a raccogliere e che, a giudizio dei magistrati, è ancora capace di convogliare su di sé e sui suoi candidati. C’è l’appoggio di primi cittadini di città importanti della Campania e tra questi anche di quello di Caserta (estraneo alle indagini giudiziarie), che gli avrebbe scritto un biglietto: “Sono tuo amico, mi hai fatto diventare sindaco, sono legato a te. Sarò sempre un tuo riferimento”. Poi i prefetti, i politici locali e nazionali, i notabili che contano e che in città e nella provincia più martoriata d’Italia hanno fatto il bello ed il cattivo tempo. Un sistema di potere che ha gestito e ridotto questa parte del Paese allo stremo e che, quindi, non poteva non indurre Cosentino a sentirsi il padrone di tutti e di tutto e gestire questo potere con l’arroganza tipica del peggiore dispotismo dei principi.

Alcuni si sono chiesti come mai un prefetto potesse disporre a proprio piacimento delle chiavi della Reggia, non sapendo che la prefettura, la questura, l’Aeronautica militare e non so quanti altri soggetti albergano in quelle stanze, in quei giardini, in quel bene pubblico che dovrebbe essere di tutti. La domanda che ci si dovrebbe porre è quanti hanno a disposizione le chiavi di quel palazzo. Sono convinto che se tutti i detentori del prezioso passepartout, per incanto, o per semplice senso civico, decidessero di depositare in anonimato le chiavi davanti al portone del palazzo Vanvitelliano, si creerebbe un mucchio di chiavi e lucchetti che farebbe invidia a quello di Ponte Milvio di Mocciana memoria. Ma questa è pura fantasia. Cosentino o prefetto Monaco a parte, il palazzo reale di Caserta continuerà ad essere gestito nel modo in cui è stato gestito sino ad ora, perché il suo nemico non è alle porte, ma dentro le sue mura. A partire dalla vicenda di Cosentino padrone della Reggia, qualcuno se ne dovrebbe accorgere e liberarlo, restituirlo davvero tutto ai cittadini.

salvatore.ognibene

Nato a Livorno e cresciuto a Menfi, in Sicilia. Ho studiato Giurisprudenza a Bologna e scritto "L'eucaristia mafiosa - La voce dei preti" (ed. Navarra Editore).

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