venerdì, Aprile 26, 2024
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Il seme della violenza

Intorno a un monolite, perfetto e splendente, in una radura pri­mitiva e selvaggia, gli ominidi si fronteggiano per conquistarlo. Si minacciano urlando e gesticolando e nessuno osa fermare l’incontro fisico e violento. Poi un ominide scopre una catasta di resti animali e si rende conto che un osso più robusto degli altri riesce a spezzare quella grande carcassa. Le ossa si frantumano in mille schegge.

L’ominide si esalta per la potenza di quell’arma primordiale e la vuole provare contro il suo nemico. Lo attacca e lo colpisce con violenza sul capo, fino a ucciderlo. Tutti gli altri restano attoniti e terrorizzati. I nemici fuggono, il clan dell’uccisore si esalta e fa capo colui che ha mostrato la sua forza mortale.

Ed è questo l’inizio delle guerre.

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Da allora, migliaia d’anni di sangue per affermare il potere dei capi. “Dio è con noi!” urlavano, e trascinavano i popoli nelle guerre. Per l’onnipotenza dei governi e per il “benessere” del po­polo… E mentre le baionette si insanguinavano e i cannoni tuo­navano, i mercanti di morte pensavano “viva la guerra!”.

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Gaza 2014: un uomo di quarantanove anni dorme nella sua casa quando un missile israeliano lo uccide. Era un ex calciatore del­la nazionale palestinese e la sua “guerra” la combatteva con un pallone su un verde prato. Forse – piace sognare – questo inter­minabile conflitto si potrebbe risolvere con una bella partita di pallone, dove l’unica offesa alla squadra avversaria sarebbe un gol! Ma no: l’uomo è ancora un ominide che con la sua clava, sempre più potente, spazza via uomini, donne e bambini. “Dio è con noi!”. Mentre il “ mondo civile”, piangendo lacrime di coccodrillo, vende armi al mi­glior offerente.

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A queste guerre si aggiungono altre guerre che non si dichia­rano, che non si combattono a suon di cannonate ma che provo­cano altrettanto morti e feriti. Una “morte celebrale”, una distru­zione dei territori di ugual potenza di un bombardamento aereo.

E’ la guerra che si vive quotidianamente nei quartieri delle no­stre città abitate dagli esclusi. Non hanno alcun diritto nè fu­turo ma solo il dovere di tirare avanti in silenzio, subendo l’oppres­sione mafiosa e l’illegalità istituzionale. Una guerra che non conta i morti sul ter­reno ma uccide con la distruzione dello stato sociale e della speranza di vivere una vita dignitosa.

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La propaganda di stato ci racconta un’Europa unita e senza guer­re: “Da settant’anni non c’è guerra in Europa!”. E la Jugoslavia?E l’Ucraina? E le guerre che esportiamo nei paesi dai governi instabili per i nostri interessi finanziari?

(Infine: la ministra degli esteri Mogherini fa le condoglianze alla famiglia del videoreporter Simone Camilli, ucciso da un missile inesploso israeliano. Fa indignare, ascoltarla: quel missile infatti potrebbe benissimo essere stato venduto dai nostri governi. Si può arrivare a tanta ipocrisia? Quali interessi di stato giustifica­no i governi a farsi mercanti di morte?)

I Siciliani Giovani

(Giovanni Caruso)

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