martedì, Dicembre 10, 2024
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Droni a Trapani Birgi per le prossime guerre degli Emiri

Riprendono i voli dei droni Hammerhead, nonostante i disagi al traffico aereo

Dal 5 luglio, le industrie militari internazionali Piaggio Aerospace e Leonardo-Finmeccanica, con la collaborazione dell’Aeronautica militare italiana, hanno ripreso nell’aeroporto “Cesare Toschi” di Trapani-Birgi i voli sperimentali del prototipo di drone da guerra P.1HH Hammerhead.

L’annuncio è stato fatto dai manager di Piaggio che però non hanno specificato come e sino a quando proseguiranno i test nei prossimi mesi. Recentemente è però stata emessa una notificazione (NOTAM B2914) ai piloti di aeromobili in transito dallo scalo trapanese che annuncia la possibilità di ritardi nelle operazioni di decollo e atterraggio a Birgi “per le attività di velivoli militari UAV senza pilota”, nel periodo compreso tra l’11 giugno e il 30 settembre 2017, cioè proprio nei mesi in cui è maggiore il traffico aereo passeggeri nell’importante scalo siciliano. Proprio a Trapani Birgi, “al fine di garantire il mantenimento dei massimi livelli di sicurezza”, l’Aeronautica italiana effettuerà in autunno lavori di “manutenzione straordinaria sulla pista di volo”, con la conseguente sospensione di tutti i collegamenti aerei da lunedì 6 novembre a lunedì 11 dicembre 2017.

I voli sperimentali dei droni Hammerhead sono ripresi dopo un’interruzione di tredici mesi a seguito del grave incidente verificatosi nella tarda mattinata del 31 maggio 2016, quando un prototipo del velivolo è precipitato in mare a cinque miglia a nord dell’isola di Levanzo (Egadi), una ventina di minuti dopo essere decollato da Birgi. Tra le ipotesi dell’incidente più accreditate, il non funzionamento dei sistemi di controllo volo a distanza. Il 19 marzo 2015, un altro velivolo sperimentale P.1HH era uscito fuori pista durante le prove di rullaggio, causando la temporanea chiusura per motivi di sicurezza dell’aeroporto trapanese e il dirottamento dei voli sullo scalo di Palermo – Punta Raisi. Le prove sperimentali dei droni hanno causato altri gravi disagi al traffico aereo, come rilevato dal personale delle compagnie che operano da Birgi.

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I manager di Piaggio Aerospace fanno sapere che la nuova campagna di test nello scalo siciliano è stata avviata in vista della consegna dei droni di guerra alle forze armate degli Emirati Arabi, prevista nel 2018. Il contratto del valore di 316 milioni di euro tra l’industria aerospaziale e ADASI (Abu Dhabi Autonomous Systems Investments) è stato firmato nel marzo 2016 e include il trasferimento di otto velivoli a pilotaggio remoto, forniti di telecamere EO/IR (Electro-Optical Infra-Red), radar e sistemi di comunicazione avanzati. Il contratto comprende anche il supporto logistico integrato e l’addestramento alle operazioni di volo da parte dei tecnici dell’azienda produttrice. Lo scorso anno un prototipo del drone ha raggiunto gli Emirati a bordo di un aereo da trasporto Ilyushin 76, decollato da Trapani Birgi proprio alla vigilia dell’incidente al largo dell’isola di Levanzo.

Nel 2015, Piaggio ha pure annunciato la vendita di tre sistemi P.1HH Hammerhead (sei droni più tre stazioni terrestri) all’Aeronautica militare italiana, ma sino a oggi il contratto non sarebbe stato formalizzato. Un anno fa circa, in occasione della fiera internazionale aerospaziale “Farnborough Air Show” di Londra, i manager dell’industria hanno ammesso che la consegna dei velivoli alle forze armate italiane potrebbe registrare ritardi proprio a seguito dell’incidente verificatosi alle Egadi.

I velivoli vengono testati a Trapani Birgi dal novembre 2013 da un gruppo civile-militare composto da tecnici di Piaggio Aerospace, Leonardo-Finmeccanica e dell’Aeronautica. Oltre che in Sicilia occidentale, i nuovi droni utilizzano anche l’aeroporto sardo di Decimomannu e i poligoni di Capo San Lorenzo e Perdasdefogu per lo sganciamento di bombe da duecentocinquanta libbre a guida laser e infrarosso.

Il P.1HH Hammerhead è il primo velivolo a pilotaggio remoto della tipologia MALE (Medium Altitude Long Endurance) progettato e costruito interamente in Italia. Il drone può raggiungere la quota di 13.700 metri e volare ininterrottamente per sedici ore, a una velocità massima di 730 km/h. Ogni singolo sistema Hammerhead è composto da due aerei a pilotaggio remoto (Uav, Unmanned Aerial Vehicle), un Ground Control Station e da sistemi integrati di navigazione e missione.

“Il drone è stato progettato per missioni di pattugliamento, sorveglianza, ricognizione, acquisizione e analisi dati e per rispondere alle più diverse minacce: dagli attacchi terroristici fino alla lotta all’immigrazione clandestina, alla protezione delle zone economiche esclusive, dei siti e delle infrastrutture critiche, ecc.”, spiegano i manager di Piaggio. “Le apparecchiature montate sul P.1HH lo rendono idoneo per la sorveglianza dei confini e di spazi aperti, ma anche per l’individuazione di specifici obiettivi, e per il monitoraggio ambientale di zone disastrate da catastrofi”. Il drone può tuttavia essere convertito in uno spietato sistema-killer in quanto i radar e i visori a raggi infrarossi prodotti da Selex ES (Leonardo-Finmeccanica) gli consentono d’individuare l’obiettivo, anche in movimento, e di fornire le coordinate per l’attacco aereo o terrestre con missili e bombe a guida di precisione (il velivolo stesso può trasportare sino a cinquecento chili di armamenti).

L’ex industria italiana Piaggio Aerospace è stata interamente acquisita da Mubadala Development Company, la società di investimenti del governo di Abu Dhabi che è oggi una dei partner strategici del colosso statunitense Lockheed Martin (noto in Italia per essere il produttore dei cacciabombardieri di ultima generazione F-35 e del sistema di telecomunicazioni satellitari MUOS). Fondata nel 2002 per diversificare le attività economiche, finanziarie e industriali dell’Emirato, la Mubadala Development Company è presieduta dallo sceicco Mohamed Bin Zayed Al Nahyan, principe ereditario di Abu Dhabi e vicecomandante supremo delle forze armate.

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