sabato, Aprile 20, 2024
-mensile-Editoriali

Dove nulla mai inizia o finisce del tutto

Movimenti simmetrici del governo Crocetta

La percezione che si ha della Sicilia è di una terra in cui sembra che tutto non sia mai iniziato perché c’è da sempre e non sembra possa mai finire, dato che il preesistente tende a rimodellarsi in forme che non perdono mai del tutto il loro profilo originale.

Con tutto il rischio della strumentalità delle congetture, prendiamo il caso del Parlamento e del Governo regionale. Si può oggettivamente dire che nulla sia cambiato dopo le recenti elezioni, marcate pesantemente da un assenteismo record? Di contro, è possibile affermare che è in atto una trasformazione del sistema politico e di governo in Sicilia? Ognuno a queste domande dia le risposte che la sua esperienza e la sua osservazione gli suggeriscono.

Ma il commento del cronista, forse, non può che essere impietoso rispetto ad una politica siciliana che sembra perennemente e inesorabilmente schiacciata tra il freddo calcolo – spesso almeno eticamente discutibile – dei mediatori politici di tutti gli interessi presenti nella società e l’improvvisazione un po’ vanesia di chi pensa che il nuovo si afferma per definizione e non per pratica rigorosa e competente di scelte coerenti. Se non si vuole dare la stura -assai devastante- del conformismo di maniera, non si può non essere molto perplessi sulla gestione delle origini di questo Esecutivo del Presidente Crocetta, a prescindere dalle giustificate diffidenze iniziali su certe alleanze, ufficiali o ufficiose.

Con il metodo della cronaca, proviamo a mettere in fila alcuni episodi emblematici di questa indefinibilità di scelte, francamente imbarazzanti per come condotte e motivate, anche pubblicamente. La gestione improvvida, e a tratti tragicomica, della vicenda dell’Assessorato “anomalo” per Battiato, ancora irrisolta in punta di diritto e di regolamenti amministrativi e surrettiziamente affidata alle cure istituzionali di un commis della politica siciliana come il Professor Pitruzzella, noto per essere uomo per tutte le stagioni.

La doppia scivolata sulle vicende degli Assessori Valenti e Zichichi, forse relativamente gravi per gli addebiti etici attribuiti, ma sicuramente molto mal gestite, prima che rientrassero in una ricomposizione che, dati i trascorsi dei due, non può certo rassicurare circa la vocazione all’innovazione dei due personaggi. L’uno -il tecnico- suggerito dalla componente centrista del governo che vuole capitalizzare al massimo il suo potere d’interdizione, l’altro -lo scienziato- noto, più che per l’elaborazione di leggi di fisica, per le sue capacità di gestione di istituzioni scientifiche, fortemente “benedette” da potenti padrinati politici. La troppo fresca gioventù, nel senso di non supportata da adeguato curriculum, dell’Assessora Scilabra, è probabilmente segno di attenzione troppo estemporanea e viziata da procurato coup de scene, considerata la grande perizia ed esperienza necessarie per sradicare e trasformare i contenuti politici della formazione professionale, uno dei più gravi bubboni del bilancio regionale.

A questi fatti strani vanno aggiunti il rientro tempestivissimo, per non meglio definite motivazioni personali, di una prima nomina al fondamentale Assessorato al bilancio della Dottoressa D’Amelio Basilio e la designazione dell’Assessore Cartabellotta che del sistema di potere di Cuffaro nell’Agricoltura siciliana ne dovrebbe sapere qualcosa, anche per essere stato candidato in una lista di Vasa vasa.

L’impressione impietosa di chi, sotto diverse forme e ruoli, segue le cose di Palazzo d’Orleans è che, a certi imbarazzanti “ritorni al passato” nelle occasioni istituzionali, pubbliche e interne al palazzo, si contrappone un’aria -per certi versi simpatica ma anche preoccupante- da armata Brancaleone. Ma ovviamente questi giudizi, ancorché confermati in modo imbarazzante da alcune esternazioni del Presidente e degli Assessori, potrebbero essere smentiti dall’entrata a regime dell’azione di governo. Intanto, passando all’altro inevitabile polo del nostro ragionamento sul governo della Sicilia, nonostante la presenza neofita e anche un po’ goliardica dei numerosi grillini, domina all’Assemblea regionale uno scenario, sicuramente molto meno naif di quello del governo, ma molto più inquietante e complesso.

La situazione assai traballante di una maggioranza praticamente inesistente, da cercare provvedimento per provvedimento, rappresenta l’ennesima grande occasione, che si può cogliere con molte trasversalità, per fare emergere prepotentemente quanto ci si affanna a negare in questo nuovo corso della politica siciliana. Ossia una paralisi incombente da sbloccare con la continua soluzione di ricatti, più o meno discreti.

Sul piano più generale, sempre mettendo in fila solo alcuni degli argomenti, il rischio più grave è rappresentato (non necessariamentein quest’ordine) da un Presidente della Regione che dimostra di pensare che la cifra riformatrice antimafiosa di un Governo possa essere perseguita essenzialmente sul piano di una nuova immagine mediatica da contrapporre a quella dei Governatori siamesi Cuffaro e Lombardo che, però, da parte loro. E, non senza qualche fondamento, continuano a dirsi convinti di essere, in qualche modo, parte, discreta fino ad un certo punto, di questo Governo un Assessore che continua a cercare un suo centro di gravità permanente mentre qualcuno, non del tutto disinteressatamente, sta provando a cucirgli addosso un improbabile vestito amministrativo; un altro che pensa di potere governare la risorsa -insieme straordinaria e terribile- dei Beni culturali siciliani da Zurigo, mentre in altre faccende affaccendato e con metodi ed equilibri da padrinato politico democristiano; e un’Assessora che -si capisce chiaramente dalle sue dichiarazioni- se non è ancora del tutto consapevole di quello che le è successo, figurarsi se sa da dove iniziare.

Con questo panorama, da allargare alle incredibili contraddizioni delle maggioranze inevitabilmente variabili, e se è vero, com’è vero, che in politica gli spazi vuoti prima o poi vengono sempre occupati, il rischio ancor più forte è che se l’Amministrazione regionale non la farà il Governo qualche altro la farà sicuramente. E allora si dimostrerà ancora una volta che è inesorabilmente vero che in Sicilia mai nulla inizia dal nulla e finisce del tutto.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *