Cronache di stampo antimafioso
Qua i Siciliani giovani sono un gruppo di studenti che hanno deciso di non stare a guardare mentre la mafia aggrediva la loro città
“A Milano la mafia esiste? No”. E’ il prefetto Gian Valerio Lombardi ed è il gennaio 2010. Lo dice senza ritegno alla prima audizione della Commissione parlamentare antimafia che si tenne a Milano in vista dell’Expo e dei suoi cantieri.
Come reagire a questa affermazione? Lo si può fare sicuramente in tanti modi. Il più importante di tutti è quello di rispondere con i fatti. Concreti. Scrivere, discutere, parlare, insegnare, formare. Voci del verbo informare. Informare una cittadinanza che la mafia c’è, esiste, vive, controlla, agisce, domina. Dire quello che vediamo, osserviamo e sentiamo, senza paura. E senza pensare che denunciando la presenza della criminalità nelle nostre città, del nord, stiamo facendo una pubblicità negativa ai nostri territori.
“La mafia è al sud, non penserai mica che noi siamo come loro?”, ci si sente dire spesso nelle interviste o nelle semplici conversazioni nei bar o per strada.
Verrebbe da rispondere sempre con un “Sì, siamo come loro. Perché non capiamo, perché non vogliamo vedere, perché non vogliamo sentire, perché non vogliamo parlare”.
Ripartire da qui, dunque. Produrre cultura, arricchire il sapere, dire la verità. Descrivere la realtà che ci circonda, tanto vera quanto assurda per chi si impegna e si interessa in prima persona al fenomeno mafioso, interrogandosi sulla forma di contrasto più efficace.
Sociologia della Criminalità
Un anno prima delle parole di Lombardi, la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi del capoluogo lombardo offriva ai suoi studenti e non solo l’opportunità di seguire il primo corso di Sociologia della Criminalità Organizzata, grazie alla voglia e alla tenacia del professore Nando dalla Chiesa. Aula piena, studenti dappertutto, anche seduti per terra. La voglia di conoscere e apprendere nozioni scientifiche sul fenomeno mafioso è tanta.
Il silenzio è assoluto; si sente solo il rumore delle pagine dei quaderni, dipinti dalle parole sapienti appena trascritte. Gli studenti non si portano a casa solo i crediti di un esame universitario; si portano a casa qualcosa di molto più importante.
Per esempio, la capacità di riconoscere dinamiche e comportamenti invisibili ai più. Per esempio, una nuova sensibilità che possa agire da incentivo per diffondere conoscenza e anticorpi civili, anche solo nelle rispettive famiglie o nei gruppi di amici.
E da un seme gemmano fiori
Dopo la seconda edizione del corso, si tiene allo Spazio Melampo il primo laboratorio di giornalismo antimafioso, a cui ne seguirà un secondo raccontato proprio qui sul numero di maggio dei Siciliani Giovani. A parteciparvi un gruppo di studenti del corso e alcuni laureati del professor dalla Chiesa, ideatore del laboratorio.
Si ascolta come si fa una cronaca; si apprendono le caratteristiche e le possibili difficoltà nel condurre un’inchiesta; si impara a svolgere autonomamente un’intervista. Ma non è un laboratorio fine a se stesso. Ci si interroga su quale sia la fase successiva, su come canalizzare questa conoscenza e competenza al meglio. E allora perché non fare un sito internet, legato all’Università, che si occupi di criminalità organizzata, di ‘ndrangheta, di antimafia a Milano, hinterland e nord Italia?
Informare è il verbo che raccoglie il nostro lavoro. Dunque il nome. Stampo Antimafioso, www.stampoantimafioso.it.
Da qui nasce il progetto con la sua duplice funzione: da un lato fare giornalismo ispirandosi all’esempio di Giuseppe Fava e dei suoi I Siciliani per cercare di essere – senza retorica – giornalisti giornalisti, come disse Giancarlo Siani nelle terre di camorra; dall’altro portare avanti una natura associativa che consolida e integra il compito primario del gruppo con dibattiti nelle scuole, creazione di incontri ed eventi, partecipazione a campus giornalistici e a Festival.
I Siciliani Giovani siamo noi
“I Siciliani giovani è un giornale, è un pezzo di storia, ma è anche diciotto testate di base ¬ da Milano a Modica, da Catania a Roma, da Napoli a Bologna, a Trapani, a Palermo ¬ che hanno deciso di lavorare insieme per costituire una rete. Non solo inchieste e denunce, ma anche il racconto quotidiano di un Paese giovane, fatto da giovani, vissuto in prima persona dai protagonisti dell’Italia di domani. Fuori dai palazzi. In rete, e per le strade”.
Far parte dei Siciliani Giovani vuol dire fare part di qualcosa di più di un semplice giornale mensile. Far parte dei Siciliani Giovani vuol dire far parte di un osservatorio sull’Italia antimafiosa, civile e più testarda, Quella che non si rassegna ma che senza sosta rinnova un impegno e la visione di Giuseppe Fava: Onestamente la verità, sempre la verità.
Questo è il giornalismo in cui crediamo noi. E mentre ce lo dice ci guarda dritto negli occhi il vecchio redattore dei Siciliani, due anni fa, al nostro primo incontro durante il Raduno Nazionale dei Giovani di Libera a Firenze. Da quella stretta di mano è nata una storia di appartenenza, di condivisione, di stimoli e di distanze non sempre colmabili. Come è normale che sia. È nata, cioè, la partecipazione ad una Rete di cui Stampo è uno dei tanti nodi.
La società, la politica, l’università
Stampo nasce in un periodo in cui, se è vero che il prefetto dice quel che dice, è vero anche che il movimento antimafia al Nord vive un gran mutamento. A cambiare è l’atteggiamento: non più solo spirito di vicinanza al Sud ma la problematizzazione e la realizzazione crescenti della presenza della ‘ndrangheta a casa nostra.
Questa trasformazione non è in sordina, anzi. Infatti dopo si moltiplicano le iniziative e gli incontri pubblici in cui esperti e cittadini sono chiamati a discutere di “mafia al nord” e questo è ancor più evidente per chi, come Stampo, si prefigge di raccontare questi eventi scrivendo cronache che hanno una precisa funzione informativa e sociale: valorizzare la mobilitazione civile. Senza, con ciò, negare i problemi; anche e soprattutto quelli che riguardano il movimento antimafia e su cui questo è chiamato a interrogarsi. Come strutturarsi più efficacemente? In che modo viversi davvero come tale, oltre particolarismi e, non sempre volontarie, autoreferenzialità?
Un altro mutamento importante è quello che avviene tra le mura della Facoltà di Scienze Politiche a Milano. Sì perché dal corso di sociologia della criminalità organizzata prende avvio un processo di arricchimento dell’offerta formativa scientifica sul fenomeno mafioso, a più livelli di specializzazione. E con questo, ovviamente, la crescita – in numero e qualità – delle tesi di laurea.
E ancora il moltiplicarsi delle iniziative spontanee a opera di studenti: non solo Stampo, quindi, ma anche – in ordine cronologico – WikiMafia-Libera Enciclopedia sulle Mafie (www.wikimafia.it) e Ondantimafiosa, presidio Unilibera Milano in via di costituzione ma che, già prima della sua formalizzazione, ha all’attivo appuntamenti e lavori meritevoli; come la bella mostra “Immaginando Palermo”, racconto fotografico dell’esperienza della Nave della Legalità 2013 che ha avuto un riconoscimento istituzionale nell’ambito del 2° Festival dei Beni Confiscati.
Una rete antimafia diffusa
C’è infine, almeno, un terzo mutamento legato alla storia di Stampo. Riguarda le istituzioni, in particolare quelle cittadine. A Milano infatti la giunta Pisapia rappresenta un tangibile cambio di marcia.
Prendiamo due casi emblematici di cui Stampo si è direttamente occupato. Il primo: la nascita di una commissione comunale antimafia, nella sua doppia veste di Commissione Consiliare e di Comitato di esperti del Sindaco. Il secondo: la costituzione e il riconoscimento a parte civile nel processo per l’omicidio, a Milano, della testimone di giustizia Lea Garofalo.
Due questioni politicamente rilevanti che l’amministrazione ha scelto di non trascurare. Nel primo caso non ha finto di non vedere i problemi legati, per esempio, a Expo 2015; nel secondo non ha alimentato la retorica ostinata di difesa del buon nome della città. Anzi.A Lea, “testimone di verità e giustizia, vittima di ‘ndrangheta”, l’assessorato delle Politiche Sociali guidato da Pierfrancesco Majorino ha voluto dedicare il 2° Festival dei Beni Confiscati che si è celebrato tra l’8 e il 10 novembre di quest’anno.