domenica, Novembre 10, 2024
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Chinnici che aprì la strada

Negli anni di Gladio, delle “Operazioni speciali”, e di Cosa Nostra, un giudice tracciò la mappa che poi Falcone, Borsellino e gli altri seguiranno

29 luglio 1983 – 29 luglio 2013

Negli anni 80 l’attività di Gladio è incessante: viene creato il gruppo “Operazioni speciali” (Gos), chiamato anche “Nucleo K”. Entra in azione in molte operazioni: nella rivolta del carcere di Trani come nel sequestro Dozier.

In quest’ultima operazione è presente il libanese Bou Chebell-Ghassan, indicato da un ufficiale della Guardia di finanza come collaboratore del Sismi. Aveva preannunciato la preparazione di un attentato dinamitardo a un giudice di Palermo, ma nessuno l’aveva preso in considerazione.

Qualche settimana dopo, il 29 luglio 1983, in via Pipitone Federico, a Palermo, un’autobomba uccide il magistrato Rocco Chinnici, creatore del pool antimafia e capo dell’allora ufficio istruzione del tribunale di Palermo. Insieme al giudice vengono uccisi gli uomini della scorta ed il portiere dello stabile dove abitava il magistrato.

La figlia del consigliere istruttore riesce a scovare tra montagne di carte un piccolo diario. Trentatrè pagine, pochi fogli che fanno tremare gli ambienti giudiziari di Palermo e che mettono a nudo alcune verità riguardanti quello che da molti è stato definito “Il palazzo dei veleni”.

L’agenda viene consegnata all’allora procuratore della Repubblica di Caltanissetta, dottor Patanè, titolare dell’inchiesta, il quale trasmette ventinove pagine al CSM trattenendone quattro sotto il vincolo del segreto istruttorio.

Qualche mese prima di morire assassinato, il giudice Rocco Chinnici aveva dichiarato davanti al CSM: “perchè l’azione sia efficace, occorre lavorare uniti, formare squadre di giudici coordinati fra loro, sfuggendo al rischio gravissimo di personalizzare un’indagine. Nessuno dovrebbe dire ‘Quello lì è il giudice in guerra con la mafia’. Ecco, sono convinto che il giudice Gaetano Costa sia stato ucciso proprio perchè ad un certo punto era stato lasciato solo”.

Quello stesso meccanismo di emarginazione e solitudine ha determinato la fine di Rocco Chinnici che, pochi giorni prima di essere ucciso, aveva annunciato alla vedova di Pio La Torre di aver trovato il filo dei grandi delitti politico-mafiosi. Ha lasciato sul suo tavolo i carteggi riguardanti gli omicidi del segretario della DC Michele Reina, del presidente della regione Piersanti Mattarella e del segretario regionale del PCI Pio La Torre.

Dopo trent’anni anni, i mandanti di questi delitti restano ancora impuniti.

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