domenica, Aprile 28, 2024
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Quando i giornali bullano i bambini

Un “soggetto pericolo­so” che dev’essere sbattuto fuori dalla scuola… Ma è andata ve­ramente così?

Cari giornalisti catanesi, a voi che vi oc­cupate di cronaca locale vogliamo indiriz­zare questa nota per portare alla luce alcu­ni aspetti che non sono stati menzionati in quattro articoli apparsi, dal 30 gennaio per tutto il mese di febbraio, sul giornale La Sicilia, in merito alla cronaca di una “ag­gressione” da parte di un bambino di dieci anni ad un altro più piccolo ed esile. Su questo fatto, definito come una manifesta­zione di bullismo dentro l’Istituto Com­prensivo Giovanni Falcone di San Gio­vanni La Punta, vorremo esporvi il nostro punto di vista.

Siamo coinvolti nella faccenda di cui tanto si è scritto poiché siamo alcuni geni­tori dei compagni di classe del bambino che è stato definito un bullo. Il bullo è un bambino che ha diritto al sostegno e all’inclusione dentro la scuola per il fatto di aver dei problemi di socializzazione che chiaramente lo ostacolano nelle sue relazioni con gli altri componenti del gruppo classe di base.

Dopo il presunto pestaggio e successi­vamente ai primi due articoli, abbiamo ri­tenuto doveroso divulgare una manifesta­zione scritta di solidarietà nei confronti della maestra, che si sarebbe comportata con negligenza, non avendo – si scrive nella cronaca – visto alcunché, e che dichiara che quella aggressione non è avvenuta. 

Un’aggressione non avvenuta 

Qualche giorno dopo, esce un nuovo ar­ticolo in cui si rincara la dose, puntando nuovamente il dito contro il “soggetto pe­ricoloso” che andrebbe in giro indisturba­to per la scuola, terrorizzando i bambini e tutto il personale scolastico. Noi, che sia­mo genitori del gruppo classe, non temia­mo affatto per l’incolumità dei nostri figli, perché abbiamo fiducia nella funzione della scuola nel suo insieme, e nell’assun­zione di una specifica responsabilità di ogni insegnante nei confronti dei nostri bambini. A conferma di un’altra cronaca da raccontare ai vostri lettori, vi ricordia­mo che il giorno della lite tra i piccoli protagonisti della storia l’insegnante accu­sata di negligenza non era sola, ma assisti­ta dall’insegnante di sostegno preposta, che è per l’appunto ufficialmente respon­sabile del bambino.

Perché questo dettaglio non è stato fatto presente in nessun articolo? Perché nei vostri titoli avete definito bullo un bambi­no al quale è stato assegnato il sostegno?

Quali sarebbero gli atti delinquenziali di cui si parla, dando la parola a una mamma facente parte sí del Consiglio d’Istituto, ma estranea alla vita del gruppo classe? Come mai non si è contattata la rappre­sentante di classe in questione? Quali do­vrebbero essere i provvedimenti richiesti con un esposto contro il “fattaccio”?

Stiamo parlando infine della possibilità di una esclusione di fatto per il bambino dalle relazioni educative dentro una scuo­la? O di che? Dove si vuol arrivare? Il pe­staggio di cui tanto si scrive è un fatto ac­caduto?

Ci auguriamo una cronaca della nostra scuola che non offenda il lavoro stesso svolto dentro le classi, il disagio cogniti­vo, quando esso è presente nelle azioni di un bambino. Ci auguriamo un’interpreta­zione dei fatti come accaduti dentro una scuola pubblica, e che si racconti con ra­gionevolezza ciò che può accadere dentro e fuori un gruppo classe.

O se invece si vuol scadere nei dettagli, non si ometta ad esempio che il bambino in questione svolge ordinariamente con eccezionale bravura i lavori artistici, e che la sua socialità con i nostri figli sta evol­vendosi serenamente. 

Mamme e Papà per la difesa dei diritti alla inclusione dentro e fuori la scuola pubblica

a San Giovanni La Punta

Valeria Lo Presti

Manuela Maccarrone

Scheda

A COLPI DI GIORNALE

Sul giornale “La Sicilia” sono apparse quattro cronache di un “grave atto di bullismo”: un bambino di dieci anni è diven­tato quel “bullo a scuola – che ha pic­chiato mio figlio”.

Quando è avvenuto il fattaccio? “Giovedì mattina intorno alle 10.30 il bambino è stato vio­lentemente picchiato da un suo compagno di classe ( ripetente da un anno) durante lo svolgi­mento delle attività ricreative”.

Quale la violenza psicologica che avrebbe zit­tito il bambino a scuola, fino alla confessione fatta ai genitori? “Il bullo lo avrebbe minacciato” per chiedere il suo silenzio.

Di quali altri atti di bullismo si racconta? Il bambino bullo ha già “minac­ciato un altro bam­bino con delle forbici”. “Il bullo già conosciuto dalle forze dell’ordine per i suoi trascorsi all’interno della collettività puntese”. “Stiamo parlando di “spiace­volissimi atti di bullismo, comportamenti delin­quenziali e non educativi sia nei confronti del personale scolastico che degli alunni di varie classi”.

I titoli del primo articolo. 2 febbraio. Occhiello: “Grave episodio alla ele­mentare Falcone di San Giovanni La Punta”. Titolo: “Un bullo a scuola ha picchiato mio figlio”, ma la direzione “Nessun litigio tra i due”.

Secondo articolo. 3 febbraio. Occhiello: “Alunno picchiato, è giallo S. G. la Punta”.

Tito­lo: “Il bambino accusa un compagno, la maestra smenti­sce”.

Terzo articolo. 8 febbraio.

Occhiello: “L´Istituto comprensivo «Giovanni Falcone» di S. Giovanni la Punta”. Titolo. “L’assessore Iraci: «Parliamo di bambini, biso­gna muoversi con cautela»”.

Quarto articolo. 21 febbraio. Occhiello: “San Giovanni La Punta: Com­prensivo Falcone”. Tito­lo: “Bullismo: bambino picchiato. I genitori: poca vi­gilanza”.

In nessuno dei quattro articoli i cronisti spie­gano che stanno scrivendo di un bambino con lieve ritardo cognitivo avente diritto al sostegno della scuola pubblica.

(f.m.d’u.)

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