giovedì, Aprile 18, 2024
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“Qui Lombardo non è gradito”

L’udienza preliminare è stata rinviata al 24 maggio. Coincidenze.

Al Governatore verrà chiesta spiega­zione dei suoi “rapporti diretti e indiretti con rappresentanti di Cosa No­stra”, rap­porti non solo documentati, ma “pro­vati in punta di fatto”, come hanno scrit­to i pm. Un contatto per niente “occasion­ale, né marginale”, anzi. I ma­gistrati lo definiscono “cospicuo, diretto e continuativo”, volto ad assicurare “il co­stante e consistente appoggio elettorale della criminalità organizzata”.

Le prove. I carabinieri filmano la festa in onore di Angelo Lombardo, eletto de­putato, che arriva al party con un Suv di grossa cilindrata (una Audi Q7 intestata all’Mpa), e si intrattiene con ospiti poco “raccomandabili”. Ma soprattutto i cara­binieri registrano. Registrano le telefona­te dei boss: Vincenzo Aiello, ritenuto uno dei capi di Cosa Nostra a Catania (secon­do alcuni, addirittura il capo dei capi, eletto da Nitto Santapaola in persona); Raffaele Bevilacqua, boss di Enna; Rosa­rio Di Dio, considerato un “esponente di primissimo piano” del clan Ercolano Santapaola.

“Da me all’una e mezza di notte è ve­nuto. Ed è stato due ore e mezza qua da me, dall’una e mezza alle quattro di mat­tina. Si è mangiato sette sigarette”, dice quest’ultimo ai suoi picciotti, parlando di Raffaele Lombardo, “Raf” per gli amici. Come per il boss Bevilacqua, già asses­sore provinciale DC, esponente di spicco del “gotha della mafia nissena”, che con Lombardo prende appuntamenti e ha di­versi scambi telefonici.

Legami accertati, dunque. Intercetta­zioni telefoniche, filmati. Ma Lombardo respinge tutte le accuse, liquida l’intero quadro probatorio: “Si tratta di un com­plotto politico”. Un’ipotesi sostenuta tenacemente anche da Gioacchino Gen­chi, già consulente proprio per le stragi di Capaci e Via D’Amelio, che ha accet­tato l’incarico di difendere il Presidente siciliano (fatto insolito per il perito, che non ha mai fornito consulenze private, ma ha sempre lavorato per l’Autorità Giudiziaria). Genchi denuncia “un com­plotto di dimensioni titaniche” a danno di Lombardo e afferma di poter dimostrare che le accuse a suo carico sono “infonda­te”. Si vedrà.

Restano intanto quelle telefonate, que­gli incontri nel cuore della notte, quelle relazioni pericolose. E resta la volontà, da parte di Maria Falcone, di non scende­re a compromessi. Un’ostinazione che a quanto pare è un fattore genetico nella famiglia Falcone. E che non viene meno neppure quando in gioco vi sono perso­naggi che fanno paura. Che si chiamino Aiello, Lombardo o “Iblis”.

 

Memoria

COSI’ SCRISSE LUISA, TERZA B, 13 ANNI

Peppino Impastato era un giovane, nato in una famiglia di mafiosi, che deci­se di ribellarsi all’omertà e alla mafia stessa perché per lui aveva dei principi sbagliati. Lui sperava in un mondo giu­sto, senza traffici di droga e senza ricat­ti. Questo lo portò ai conflitti con il padre e con la famiglia e alla morte, saltato in aria con del tritolo. La sua morte fu pre­sto fatta passare come un suicidio e sembrava che tutto ciò che quel giovane insignificante aveva fatto fosse stato cancellato. La mafia aveva vinto e aveva messo tutto a tacere come sempre. Sa­rebbe finita così la storia se non fosse stato per un piccolo particolare: Peppino aveva portato speranza nei cuori della gente e la speranza non seppe tacere, la speranza doveva manifestarsi. Essa diventò la base di una nuova “guerra” contro la mafia e in onore del giovane Peppino. Così ancora oggi la “guerra” continua e grazie alla speranza lasciata da Peppino e tramandata di generazio­ne in generazione un giorno batteremo la mafia e renderemo il mondo un posto migliore.

Ma la lotta di Peppino non era solo contro la mafia e contro il conformismo; lui combatteva anche contro chi sogna di migliorare il mondo seduto su una se­dia. Lui infatti ci ha insegnato a rincor­rerli, i sogni; ci ha insegnato a rimboc­carci le maniche e a lottare fino ad esse­re stremati. Io credo che questo signifi­chi vivere, questo è quello che ci rende importanti. Se nessuno inseguisse i pro­pri sogni non ci sarebbero i cantanti, i musicisti, i ballerini, gli attori, gli scrittori, i politici onesti perché questi anziché cantare, suonare, ballare, recitare, scri­vere, preoccuparsi del bene di tutti sa­rebbero seduti su una sedia ad immagi­nare di realizzare i loro sogni senza con­cludere nulla.

Questo non vuol dire che se si com­batte e ci si impegna si può ottenere tut­to, ma se si sta sulla sedia l’unica cosa che si otterrà sarà il rimpianto di non averci provato, di aver perso tempo. Così, quando sarai vicino alla morte non dirai “avrei potuto…”, ma dirai “ho vissu­to”. Infatti io credo che vivere, e non so­pravvivere, significhi proprio questo: lot­tare per i nostri ideali e i nostri sogni, avere speranza non solo nel cuore, ma in tutto il corpo e nell’anima, tanta spe­ranza da riuscire a tramandarla ai nostri figli che inseguiranno i loro sogni con tutte le loro forze e forse, chissà, riusci­ranno a farli diventare realtà.

www.nandodallachiesa.it

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