venerdì, Aprile 26, 2024
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Nella città dei padrini stravincono gli antimafiosi

“Appena ne sono venuta a conoscenza, ho manifestato le mie perplessità sull’ini­ziativa, anche se so essere stata fatta dal dot­tore Rosania in totale buona fede. Ho det­to che si trattava di una scelta infelice che poteva rilevarsi un boomerang per tut­ti noi. Dopo che sono emersi in sede giu­diziaria alcuni particolari sulla figura del giudice Cassata, per continuare a portare aventi certe battaglie in campo politico e sociale, ho ritenuto doveroso allontanarmi dal suo entourage e da quello della Corda Fratres. Perché aldilà di eventuali respon­sabilità che devono essere accertate dalla magistratura, ritengo che i rapporti perso­nali debbano basarsi su nette valutazioni di opportunità”.

La vicenda ha avuto un eco doloroso all’interno di Città Aperta. Due dei suoi co-fondatori hanno deciso di prendere le distanze dalla Collica, arrivando perfino ad accusare il suo progetto di trasformi­smo. “Questo nuovo non mi piace”, scrive la professoressa Patrizia Zangla. “Con la vostra condotta consentite ai gattopardi, da cui vi fate manipolare, di adagiarsi sor­nioni e guardare compiaciuti il sistema messo a punto. Guardano le pedine che muovono sulla scacchiera. Il re e la regi­na, il fante… Siete dei tracotanti del pote­re. Persino quando rispondete alle critiche vince il pensiero omologato, questi i vo­stri argomenti: fango, invidia, abiura alle proprie idee politiche. Siete antidemocra­tici: o con voi o contro di voi”.

Accuse fermamente respinte dalla sin­daca che ricorda invece come l’intero pro­gramma della coalizione, i contenuti e le iniziative della campagna elettorale siano stati costruiti dal basso con tutti gli ade­renti e i sostenitori di Voltiamo pagina.

“Tutti insieme abbiamo deciso di rifiu­tare apparentamenti o accordi con le coa­lizioni dei candidati sconfitti al primo tur­no”, spiega Collica. “Non lo abbiamo fat­to certo per superbia, ma perché con la gente abbiamo capito che queste scelte non sarebbero state assolutamente com­prese e apprezzate. E anche questi sono processi di costruzione della democrazia dal basso…”.

Digeriti i colpi e archiviato lo storico successo, i compiti e le difficoltà da af­frontare appaiono veramente enormi per la nuova amministrazione. Si teme innan­zitutto che spulciando tra le carte e le deli­bere della ex giunta Nania vengano alla luce buchi di bilancio insostenibili.

C’è poi il fuoco di sbarramento dei con­siglieri comunali, in buona parte eletti nelle liste anti-Collica. Riconoscendo sportivamente il tracollo, il Senatore ha però inviato se­gnali di disponibilità al dia­logo, pronta­mente raccolti dalla sindaca.

“Confido nel ricambio generazionale del Consiglio che può favorire l’ingresso di nuove energie”, afferma la Collica. “Cer­cherò di volta in volta il consenso sulle singole determina­zioni e paleserò il risul­tato del voto in modo che i barcello­nesi sappiano se i con­siglieri rispondono agli interessi della cit­tà o a quelli persona­li”.

L’impegno alla pubblicità e alla traspa­renza potrebbe però non bastare ad evitare tra meno di un mese che il governo Monti risponda favorevolmente alla richiesta di scioglimento per mafia degli organi eletti­vi e di azzeramento della macchina buro­cratica amministrativa, fatta prima del voto dalla Prefettura di Messina. La ri-elezione in questa tornata di undici consi­glieri che sostenevano la giunta Nania po­trebbe infatti pesare a favore del commis­sariamento di Palazzo Longano.

“Abbiamo scelto di non apparentarci con nessuno proprio perché fosse chiaro che siamo del tutto sganciati dall’ammini­strazione uscente”, spiega Maria Teresa Collica.

“Riteniamo questa l’unica strada per tentare di evitare lo scioglimento che avrebbe senso solo se ci fosse una palese continuità o contiguità con essa. Cosa di­versa è la macchina amministrativa. Ab­biamo già annunciato una riorganizzazio­ne degli uffici comunali che dovrà tenere conto delle inchieste giudiziarie in atto. Purtroppo esiste il cosiddetto patto di sta­bilità che non permette nuove assunzioni. Così per avere un turn over a livello diri­genziale bisognerà attendere i pensiona­menti”.

La nuova giunta eredita poi tutto il peso del devastante progetto di realizzazione di un megaparco commerciale di oltre 19 et­tari in contrada Siena, un’operazione ordi­ta dal pluripregiudicato Rosario Cattafi.

L’ispezione prefettizia sulle presunte in­filtrazioni criminali nella vita amministra­tiva di Barcellona Pozzo di Gotto aveva preso spunto da questa vicenda, a seguito dagli esposti firmati proprio da Città Aperta e dall’Associazione antimafie “Rita Atria”. “Personalmente continuo ad essere del tutto contraria a questa scelta anche per motivi di ordine economico e sociale”, afferma Maria Teresa Collica. “Senza più Cattafi a capo dell’operazione, ritengo che la città tutta vada coinvolta sull’opportunità di una simile realizzazio­ne. Il coinvolgimento diretto dei cittadini sarà il modo con cui vogliamo ammini­strare”.

La nuova amministrazione di Barcello­na è fatta innanzitutto dell’entusiasmo dei giovani volontari che la liberarono in au­tunno dai fiumi di fango che l’avevano sommersa. Ma vede anche aleggiare alcu­ni fantasmi ingombranti, desiderosi di ri­ciclare la propria immagine e deviare ma­gari il corso degli eventi.

Uno di essi, l’on. Dino Madaudo, già sottosegretario Psdi alla difesa e frequen­tatore del Cattafi al tempo delle sue speri­colate operazioni nel gran mercato delle armi da guerra (1992-93), ha avuto l’ardi­re di presentarsi nel Longano e offrire il suo supporto al progetto Collica. La gran­de scommessa è se quei fantasmi saranno respinti, ostaco­lati, sconfitti. O se almeno ci sarà la vo­lontà di farlo, sino in fondo.

La fine dell’era Nania è un’occasione sto­rica, uni­ca, per trasformare il tessuto so­ciale bar­cellonese. Maria Teresa e gli as­sessori non possono né devono sprecar­la.

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