La straordinaria storia della tomba romana che può salvare un quartiere.
Può una tomba romana salvare un quartiere?
A volte succedono cose incredibili che generano storie incredibili. Le protagoniste e i protagonisti possiamo essere tutte. Ci vediamo martedì 17 giugno alle ore 17 all’Università di Catania, a Palazzo Ingrassia in via Biblioteca 4 (piazza Dante). Vi racconteremo tutto.
Quando negli anni 50 del 900 l’Istituto Autonomo Case Popolari costruì alcune palazzine nel quartiere Antico Corso, realizzando le fondamenta, furono trovate alcune tombe di epoca romana. All’epoca (anche all’epoca) cemento, mafia e corruzione dominavano su tutto. Nonostante questo una delle tombe fu salvata, l’apertura verso il colombario lasciata aperta e in quel garage al piano terra della palazzina fu collocato il vano con le vasche dell’acqua. Per decenni tutto rimase fermo e dimenticato.
Fino a quando il titolare di un ristorante limitrofo, coinvolto in varie operazioni antimafia e considerato uomo di spicco delle cosche del quartiere, decise di occupare le botteghe e utilizzare il vano vasche, con annessa tomba, come deposito per il braciere della carne, per sedie, tavoli e spazzatura di ogni tipo.
Le denunce erano più che altro mormorii, come spesso accade, finché non si venne a sapere che il ristoratore era intenzionato a chiudere la tomba, tappare tutto col cemento, per agevolare l’utilizzo del locale come deposito. A quel punto intervennero carabinieri, sovrintendenza, IACP e soprattutto una parte del quartiere. La roba dell’occupante fu rimossa e i locali della tomba chiusi.
Fino a due anni fa quando Arci e Comitato Popolare Antico Corso, grazie al sostegno di una parte del quartiere e a un accordo con l’Istituto Autonomo Case Popolari, riuscirono a prenderne la gestione. Due piccolissime botteghe, il numero 3 e il numero 5 di via Antico Corso. Al numero 5 la tomba. Immediato protocollo d’intesa con Università, CNR, Sovrintendenza e IACP per curare uno scavo e uno studio. Al numero 3 un piccolo vano, utilizzato dal ristoratore come parrucchiere abusivo. Trasformato in sede di Open, collettivo Queer, in attesa della valorizzazione del sito. Da quella minuscola bottega è partita la valorizzazione della piazzetta vicina, intitolata a Raffaella Carrà. Da quella minuscola bottega è iniziata l’avventura del Pride 2025, dei “ tacchi dell’antimafia”, della solidarietà internazionalista.
Rimettendo le cose in fila abbiamo:
l’eroico impegno del Comitato Popolare Antico Corso, la resistenza antimafia di un quartiere, l’alleanza col movimento queer, una tomba romana, uno studio internazionale sul patrimonio archeologico di via Antico Corso, due palazzine di case Popolari che guidano la riscossa. E in mezzo a tutto questo l’Arci.
Martedì pomeriggio verrà presentato da Francesca Buscemi del CNR, lo straordinario e importante studio sulla tomba romana, su quella parte di quartiere, sulle ossa rinvenute, su tutto ciò che potrebbe ancora esserci e potrà essere conosciuto e messo a disposizione della crescita culturale della città.
È una storia incredibile, venite a viverla. Ci vediamo martedì.