venerdì, Aprile 26, 2024
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Il tramonto di Nick ‘o mericano

Neanche Berlusconi ha il coraggio di candidar­lo più

Contrariamente alle previsioni della vi­gilia l’onorevole Nicola Cosentino, già sottosegretario all’Economia con Giulio Tremonti nell’ultimo governo Berlusco­ni con in mano una delega pesante, il Cipe; ex potente coordinatore regionale del Pdl in Campania e parlamentare della repub­blica dal 1996, non è stato candidato alle elezioni del 24 e del 25 febbraio 2013. Bollato come impresen­tabile è stato esclu­so dalla competizione elettorale per ga­rantire liste pulite. 

E’ l’epilogo. E’ la para­bola di una storia politica cominciata il 15 maggio di 34 anni prima a Casal di Princi­pe. Scandita a partire dal 2006 dai fasti elettorali di due elezioni politiche e quat­tro amministrative stravinte contro ogni previsione, e un in­carico di prestigio di Governo. Ma anche macchiata dalle di­chiarazioni di una doz­zina di camorristi pentiti e da due richie­ste di arresto per contiguità con i clan dei Casalesi puntual­mente non autorizzate dalla Camera dei Deputati e sfociate in due processi in cor­so.

La storia è quella di Nick o’ mericano e del “Cosentinismo”, fenomeno speculare al “Berlusconismo”. Paradigmi dello stes­so potere per il potere in questi anni tor­mentati. I numeri rendono più chiaro il racconto. Cosentino in Campania ha rap­presentato il forziere elettorale del cen­tro destra italiano.

Nick o’ mericano nel suo ruolo di coor­dinatore del Pdl in Campania ha costruito un’armata invincibile e consegnato a Ber­lusconi oltre un milione e 600mila voti di preferenze – poco meno del 12 per cento del bottino nazionale – eleggendo 34 de­putati e 18 senatori. Per non parlare della sua famiglia che a Casal di Principe, infat­ti, è come dire Moratti a Milano. Non per i fasti sportivi ma per l’interesse di en­trambe le famiglie nelle attività petrolifere ed energetiche. Non è solo l’uscita di sce­na di un mammasantissimo ma è la fine di un impressionante sistema di potere. I soli ricandidati o meglio superstiti a questa tornata elettorale della pattuglia di fedelis­simi di Nick ‘o mericano sono stati Gio­vanna Petrenga, Vincenzo d’Anna e al Se­nato Carlo Sarro. Stop. Nei fatti è stato smantellato il sistema “Cosentino”.

Una botta pazzesca. Un violento rego­lamento di conti. Silvio Berlusconi è stato costretto a metterlo fuori. Ma Nicola Co­sentino non è il tipo che incassa e basta. L’ex coordinatore del Pdl campano ha tan­to da dire e state sicuri che prima o poi comincerà a vuotare il sacco e togliersi i sassolini dalle scarpe.

Sulla direttrice Caserta – Napoli – Roma si sono vissuti momenti di forte fibrilla­zione con l’ex premier attaccato al telefo­no nel dissuadere l’ex sottosegretario a non fare pazzie e nel non sparare nel muc­chio. Ma qualche segnale in tal senso non è mancato. E’ un gioco di ricatti e contro­ricatti, promesse e ricerca di protezione.

Ora però il pensiero di Nick ‘o mericano è non finire dietro le sbarre. Quando deca­drà l’immunità parlamentare, finirà anche la sua impunità che complice il Parlamen­to è riuscito a bloccare due autorizzazioni all’arresto. E’ imputato davanti ai giudici in due processi per camorra e le esigenze cautelari non sono mai cessate. Anzi riba­dite in venti pagine da un’ordinanza depo­sitata il 21 dicembre del 2012 dal giudice dell’udienza preliminare del Tri­bunale di Napoli Eduardo De Gregorio chiamato a pronunciarsi dai legali del de­putato.

Quadro che si sta ulteriormente compli­cando nel corso delle udienze al Tribunale di Santa Maria Capua a Vetere dove stan­no emergendo accuse circostan­ziate e pre­cise che sembrano non dargli scampo- S’intravedono i contorni inquietanti di quel potere per il potere che l’onorevole e i suoi uomini hanno costruito negli anni in Campania. Un trasversalismo consociati­vo che è stato il vestito della cosiddetta seconda Repubblica ed ha preso forma nel “Cosentinismo”.

Chi del suo entourage è riuscito a chiac­chierare con lui giura di averlo visto fu­rente non appena si sussurra il nome del suo collega di partito e “compare” Luigi Cesaro noto come Giggino a’ purpetta che nonostante il criterio dell’ impresentabilità è stato ricandidato a sorpresa alla Camera dei deputati. Forse i vertici del Pdl non hanno resistito alle mozzarelle di bufala che Giggino è noto portare in dono all’ex premier alle riunioni nazionali a palazzo Grazioli

Non è casuale che – in questi giorni – dall’armadio sia uscito fuori lo scheletro dell’amicizia tra il padrino Raffaele Cuto­lo – ‘o professor – e l’onorevole Giggino a’ purpetta che ai tempi della Nco (nuova camorra organizzata) gli faceva da avvo­catuccio e da autista per difendere gli in­teressi della sua famiglia per non essere taglieggiato. La guerra è guerra e va com­battuta con ogni mezzo.

Ne vedremo delle belle. E se il prossi­mo mese si spalancherà il portone del car­cere di Poggioreale allora non ci saranno più telefonate e rassicurazioni che tengo­no: comincerà il festival delle vendette e delle ripicche a suon di dichiarazioni e racconti di venti anni di potere berlusco­niano.

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