sabato, Aprile 20, 2024
Satira

Grandi appuntamenti

I delusi per “Roma 2020” dovranno farsene una ragione. Le olimpiadi non si improvvisano e se è vero che in otto anni potrebbe succedere di tutto è altrettanto vero che, trattandosi di Italia, il rischio più grosso è che non succeda nulla. Tutti i grands commis dello Stato sarebbero fermi ai loro posti ad ammirare il panorama: “guarda, guarda quel tunnel della metro C, non è bellissimo così? Perché sprecare tutto per quei volgari pendolari? Potremmo organizzarci un sacco di feste a tema, che ne so, io inizierei con un de profundis tecno-tangent con tanto di tiro del giavellotto con bersaglio o dici che è meglio il lancio del peso con rimbalzo?”

Insomma Roma 2020 è un appuntamento felicemente mancato. Nessuno dovrebbe sentirsi tradito dal proprio Paese. L’Italia rimane comunque l’Italia. Chiudi una porta e si apre un portone. Infatti, tanto per cominciare potremmo pregustarci quello che sarà “ITALIA 2016”.

Mai sentito parlare di questo grande appuntamento? Beh, in fondo non avete tutti i torti. Si tratta di storia, mica di sport e quindi niente luci della ribalta, niente appalti, nessuna ripassatina, per dirla alla Bertolaso. Eppure una ripassatina alla storia non farebbe male. Ma quale storia? Prendiamo ad esempio la morte di Salvatore Giuliano, che rappresenta uno dei primi capitoli della nascita della Repubblica. Ancora oggi non è stata detta l’ultima parola e proprio in questi giorni il professor Michele Antonino Crociata, di Castellamare del Golfo, all’interno dell’opera “Sicilia nella storia” ha regalato ai lettori un’inedita ricostruzione di questa grande vittoria dello Stato. In sintesi, Giuliano sarebbe stato ucciso nei pressi di Monreale e non a Castelvetrano da un bandito, Nunzio Badalamenti, che era stato tirato fuori dalla galera dai servizi segreti e che da carceriere, per “eccesso di zelo” si trasformò in boia. Naturalmente ognuno di noi conosce almeno tre o quattro versioni diverse sulla morte di Giuliano o sulla sua non morte ed esilio all’estero.

Bene, grazie ad ITALIA 2016, anno in cui sarà tolto il segreto di Stato su questa faccenda, non brancoleremo più nel buio. Sapremo la verità, 66 anni dopo la presunta morte di Giuliano, avvenuta nel 1950.

In pratica, dopo più di 60 anni, per lo Stato non siamo ancora pronti a sapere la verità. Sessantesei anni, Cristo! Fa quasi tenerezza ascoltare quelli che sostengono la tesi che in otto anni saremmo riusciti a mettere su delle Olimpiadi meravigliose. I più smaliziati, invece, si domanderanno come mai tanto tempo per vuotare i cassetti delle scrivanie e come si calcola il tempo di una secretazione di un atto di Stato. Io un’ipotesi ce l’avrei ed è quella che il tempo del segreto è stimabile con un meccanismo simile a quello che regola la vita contributiva e la pensione. Sessantasei anni era più o meno la durata della vita media nel 1950. Così facendo non ci sarebbe stato il rischio di essere smentiti dai protagonisti e/o testimoni diretti, la seconda generazione si sarebbe quasi del tutto consumata o rincoglionita e la terza avrebbe forse raccolto i frutti avvelenati della storia. Niente male, no? Vien voglia di pensare che, al confronto, gli immigrati di seconda generazione siano dei fortunati, che abbiano molte più chances di essere riconosciuti in tempi umani (e non andreottiani, per intenderci). Del resto, cosa cambierebbe se la storia della strage di Portella della Ginestra fosse diversa da come ce l’hanno sempre raccontata? Niente, staremmo sempre qui a pagare per le commemorazioni di stato e per la sicurezza negli stadi, a farci raccontare il presente da autorevoli tromboni e graziose ballerine con aspirazioni da onorevoli.

Quindi, se Portella della Ginestra docet, non è difficile accorgersi che nell’arco di pochi giorni di questo freddo febbraio del 2012 sui giornali ci sono altri fatti che raccontano di quanto poco sappiamo della storia di questo Paese. Ad esempio, la liberazione di Giuseppe Gulotta, dopo 21 anni di ingiusta detenzione, ha riaperto le indagini sull’omicidio di Peppino Impastato, avvenuto il 9 maggio 1978. La sua morte sarebbe adesso da collegare al duplice omicidio di due carabinieri,Apuzzo e Falcetta, assassinati nel 1976 dentro la caserma di Alcamo Marina. Un caso di cui lo stesso Impastato si occupò e che si ipotizza fosse legato alla scoperta di un traffico di armi nel trapanese per conto della Gladio tanto cara a Cossiga. Più o meno la stesso traffico che fu fatale a Rostagno dieci anni dopo.Aspetta, aspetta, quindi non è stata la mafia ad ordinare l’omicidio di Impastato? Beh, è presto per saperlo, nel 1978 l’età media degli italiani era di circa 74 anni e quindi, ammesso che ci siano degli archivi da aprire anche in questo caso, se ne parlerà nel 2052.Ancora 40 anni di pazienza e ci siamo.

Un altro caso di “cronaca della storia” è quella che riguarda le stragi del ‘92. L’ex ministro della Giustizia Martelli ha in questi giorni ricordato all’ex ministro dell’Interno Mancino di essersi a suo tempo lamentato del comportamento del Ros (ndr: Reparto Operativo dei Carabineri) in merito alla trattativa Stato-Mafia: “Mi sembrò singolare che il Ros volesse fare affidamento su Ciancimino”.

Molti di voi penseranno: “e allora?” Dopo due decenni di vittorie dichiarate sulla mafia e depistaggi sussurrati, di Scarantini e di Riini, di Mancini e Martellini, cosa cambia questa affermazione? Poco più di niente, come in un grande cartellone teatrale quando cambia il nome di una comparsa. É solo un altro tassello che si aggiunge per la ricostruzione della grande storia della Repubblica Italiana.

Un altro tassello che dovrebbe accompagnare i libri di storia che circolano nelle scuole, perlomeno le pubbliche.Alla fine dovrebbero scrivere “Stampato nel febbraio 2012. Chiuso in redazione, o meglio, uscito dagli archivi segreti di Stato nel 1948”. Praticamente una primizia. Una nuova disciplina olimpionica. Il salto della storia.Alla cieca.

P.s.:per chi volesse sapere quando vedremo la luce sulle stragi del ‘92, sappia che vent’anni fa l’età media era vicina ai 78 anni. Ne riparliamo nel 2090. Se pensate di non esserci, lasciate un appunto ai vostri nipoti. Anche un pizzino può andar bene.

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