domenica, Aprile 28, 2024
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Sciacalli

Il Sindaco di Catania Salvo Pogliese, non è più Sindaco. Sospeso per una condanna in primo grado per peculato, ai sensi della Legge Severino. I giudici hanno sentenziato che si è intascato i soldi pubblici destinati alle attività del parlamento regionale. Pensava di averla fatta franca, un anno fa, quando la “sospensione” era stata “sospesa”. Pensava, sostenuto da legali di cui forse si è troppo fidato, che nessuno gli avrebbe più chiesto di subire gli effetti della legge. E invece adesso Pogliese è di nuovo fuori dal palazzo, agonizzante.

Foto di Davide Lamonica

Un gabbiano stramazzato a terra, che, con le ultime forze, grida di stare subendo un’ingiustizia. I tanti amici gli stanno vicino, come si sta al capezzale di un moribondo. La sua carriera politica, finora inarrestabile, appare finita. Se pure dovesse vincere questa disperata battaglia contro la sospensione, ci sarebbe comunque, incombente, la probabile condanna in appello, che lo interdirebbe per sempre dai pubblici uffici. All’uomo “sempre onesto e probo” non resterebbe altro che mendicare un posto di deputato, alla ricerca dell’immunità: la poltrona di chi si vergogna, all’ultimo scranno, nascosta.

Di fronte a cotanta tragedia umana e politica viene quasi da impietosirsi. Verrebbe da arruolarsi nella battaglia contro la legge Severino. Perché, onestamente, appare scandaloso e gravissimo che un Sindaco, condannato solo in primo grado, possa essere sospeso dall’incarico democraticamente affidatogli da decine di migliaia di cittadini. Addirittura sospeso ma non rimosso, con la condanna, per la comunità locale, di rimanere “quasi senza Sindaco”. Verrebbe persino da giudicare “ignobili sciacalli” coloro che ne chiedono le dimissioni, coloro che compiono il vilipendio di quella carcassa di gabbiano: vigliacchi pronti a calpestare l’avversario che inciampa.

Eppure, altrettanto onestamente, non si riesce a provare empatia verso chi ha amministrato la città fino ad oggi. E non si riesce proprio a classificarli come vittime: né quando vengono sospesi per peculato, né quando vengono portati a processo per il dissesto di bilancio. Prevale la rabbia.

Prevale la rabbia quando non esiste il tempo pieno a scuola, quando i tetti delle aule crollano, quando i parchi sono invasi dai rifiuti, quando il comune affida servizi a finte cooperative che non pagano gli stipendi, quando gli assessori fanno passerelle con chi si intasca milioni di euro per lasciare la città sudicia. Prevale la rabbia quando le istituzioni si piegano alla mafia, quando poche famiglie gestiscono tutta la ricchezza con gli applausi della politica, quando i pochi soldi disponibili vanno alle consulenze e agli incarichi degli amici degli amici. Prevale la rabbia ogni volta che si pensa di dover fuggire, per cercare il futuro in altre terre.

Bisognerebbe allora chiedersi chi sono davvero gli sciacalli. Noi che non riusciamo a provare indignazione per un Sindaco vittima di una legge ingiusta? Oppure loro, che governano da sempre, e sono riusciti soltanto a costruire un deserto di rassegnazione, cattiveria e disperazione?

Matteo Iannitti

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