sabato, Dicembre 13, 2025
Inchieste

La classifica delle città dei ricchi

È stato appena pubblicato il rapporto di ItaliaOggi con la classifica della qualità della vita nelle province italiane. Gli indicatori sono l’ambiente, l’istruzione, il lavoro, la popolazione, il reddito, la salute, la sicurezza, i reati e il turismo. Si vive meglio al nord, si vive peggio al sud. Milano risulta la città d’Italia dove si vive meglio. Caltanissetta, in Sicilia, la città dove la qualità della vita è peggiore.

È evidente un fatto, sul quale si riflette poco: le città nelle quali si vive meglio sono quelle dove c’è più ricchezza. La classifica di ItaliaOggi sulla qualità della vita è perfettamente sovrapponibile alla classifica della Cgia di Mestre sulle province più ricche d’Italia.

Milano è prima, sia per ricchezza che per qualità della vita. Le cinque città dove si vive meglio sono, oltre Milano, Bolzano, Bologna, Firenze, Monza della Brianza. Le cinque città più ricche sono Bologna, Monza della Brianza, Bolzano. Uniche eccezioni: Firenze che è “solo”al nono posto tra le città più ricche e Lecco che è quarta per ricchezza e undicesima per qualità della vita. Stessa cosa accade per le città dove c’è la qualità della vita peggiore. Caltanissetta, Crotone, Reggio Calabria, Foggia e Agrigento, sono contemporaneamente le ultime città per qualità della vita e ultime città per ricchezza.

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Le città dove vivono i ricchi offrono una migliore qualità della vita. Le classifiche sono impietose e non sarà la retorica romantica del sole, del mare, della tarantella e del buon cibo a risarcire le persone per la mancanza di spazi verdi, servizi all’infanzia, servizi sanitari, offerta culturale, opportunità di lavoro. L’autonomia finanziaria degli enti locali ha prodotto un disastro. In tanti lo hanno denunciato ma in pochi hanno fatto qualcosa per fermarlo.Oggi solo le città abitate da ricchi possono permettersi servizi pubblici efficienti e possono permettersi di assicurare una vita dignitosa ai cittadini. Le città abitate dai poveri sono condannate al dissesto finanziario, a tartassare i cittadini, alla riduzione della qualità di alcuni servizi e alla cancellazione di altri.

Le città abitate dai ricchi diventano città sempre più vivibili, sempre più perfette, sempre più costose, con case sempre più care e con affitti sempre più inaccessibili. Le città dei poveri diventano sempre più disastrate, con sempre meno risorse, con disagio sociale crescente e sempre meno prospettive. Alcuni centri storici vengono trasformati in parchi giochi per turisti, altri centri storici vengono definitivamente abbandonati.

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Va tanto di moda tra i Sindaci dire che le città devono attirare risorse. Ma attirare risorse significa sottrarre risorse a qualcun altro. La crescita di alcune città del nord Italia è la diretta conseguenza del drammatico impoverimento e della desertificazione di altrettante città del sud.

L’aumento dei prezzi delle case, elemento costante nelle città in cima alle classifiche, non è soltanto uno strumento degli speculatori e degli affaristi per arricchirsi. Sembra essere diventato anche il modo in cui le città ostacolano l’arrivo dei poveri, cacciano i poveri e si trasformano in città per ricchi. Come quei palazzi nei quali le spese condominiali sono altissime per tenere lontani gli inquilini più poveri. Città bellissime, vivibilissime e democraticissime, nelle quali già adesso non possiamo più permetterci di vivere.

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Da alcuni anni i movimenti sono mobilitati per combattere l’esclusione dei poveri dalle città dei ricchi. Serve allargare lo sguardo alle città dei poveri e a come milioni di cittadini sono privati di servizi e diritti solo perché nati in una città diversa.

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