martedì, Aprile 23, 2024

quotidiano La Sicilia

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Anche Crocetta da Ciancio

Rosario Crocetta, ancora Presidente della Regione Sicilia, autoproclamatosi paladino dell’antimafia e della legalità, non mostra alcun imbarazzo a rendere omaggio all’uomo più potente della città di Catania, ricchissimo proprietario terriero, speculatore immobiliare, editore dell’unico quotidiano locale cartaceo davvero venduto in città e, dal primo giugno, rinviato a giudizio dal Tribunale di Catania per concorso esterno in associazione mafiosa.

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Le bugie del giornale di Ciancio

Nella realtà, Zermo fu l’ “amico” che, il giorno dopo l’assassinio, cercò di far passare Giuseppe Fava per un personaggio ambiguo e oscuro. E quello che, una volta che un mafioso sembrava disposto a raccontare qualcosa sull’agguato, lo intimidì pubblicandone nome cognome indirizzo e paternità, e inventandosi false storie per screditare la credibilità di costui.

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Il Processo

Il 20 marzo del 2018 ci sarà la prima udienza al signor Mario Ciancio. Crediamo che non sarà un processo solo a lui, ma a tutta la città di Catania. E in particolare: alla classe dirigente della città. Alla finanza che gestisce l’economia catanese. Agli imprenditori collusi con mafia e politica. Alle amministrazioni che hanno governato Catania negli ultimi quarant’anni. Dalla Democrazia cristiana alle giunte di centrosinistra a quelle di centrodestra: una vera e propria “mescolanza” di casacche variopinte, pronte a spostarsi dove meglio conviene a secondo le convenienze personali o di gruppo, e per i propri interessi – non certo per il bene di Catania.

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“I fatti sono fatti”

La parabola del signor Ciancio va di pari passo con la linea editoriale del suo giornale.  Nel 1984, quando i Santapaola uccisero il giornalista Giuseppe Fava, il quotidiano “La Sicilia” parlava di microcriminalità, di delitto passionale. E scriveva che la mafia, quella vera, a Catania non esisteva, perché non c’erano i Liggio o i Riina.

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