“Giochiamo a guardie e ladri?”

“È un anno che sono qui in Grecia”. Uno di loro si ferma a parlare alla fermata dell’autobus, ansima a bocca aperta mostrando i denti, eccitato dalla corsa. “E da un anno provo a scavalcare quella rete”. Saif è scappato dall’Iran tempo fa. Ha il viso rettangolare con un pizzetto scuro attorno a un sorriso bianchissimo e tiene i capelli lunghi raccolti da un elastico. È alto, ha un fisico da cavaliere, potrebbe avere trent’anni. Il sole non lo aiuta a recuperare il fiato e l’asfalto davanti al porto di Patrasso gli butta in faccia l’aria umida e calda.

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“Posso darti un consiglio? Parla con gli sconosciuti”

La Grecia si presenta così, a pezzi, divisa in isolotti pieni d’alberi: da lontano le punte dei rami, tutte unite, creano una linea morbida e confusa che separa il verde scuro delle piccole foreste dall’azzuro chiaro del cielo. È l’alba e il sole fatica a risalire le colline sopra Igumenitsa, mentre la nave si avvicina al porto.

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