giovedì, Aprile 25, 2024

Napoli

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Napoli – Nati con la “cazzimma”

Il nostro è sempre stato un quartiere particolare, da piccoli eravamo agguerriti, come se fossimo nati già con una cazzimma non indifferente. Quando sei ragazzino frequenti tutti, si cresce insieme, non è che stai a guardare quello di chi è figlio, di chi è nipote… Uno dei miei più cari amici, uno che frequentavo dalla mattina alla sera, a quattordici anni ha preso una strada e  io ne ho presa un’altra. Io sono andato a scuola, ho continuato a studiare, mentre lui ha continuato la strada degli zii, in mezzo alla strada.

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Case per la Camorra, non per la gente

Un giorno, per caso, passai per il Rione Traiano. Vidi questo palazzo, fuori tutto costruito, dentro completamente vuoto. Ci guardammo in faccia, eravamo in tre: ok, entriamo. Ed entrammo. Non c’era niente: né le ringhiere, né i pavimenti, niente, era stato gettato solo il cemento. Così cominciammo a costruire, trovammo nelle cantine le finestre e le montammo. Una volta dentro, la voce si sparse e cominciò a venire gente che voleva la casa da noi. Così mettemmo delle regole, cominciammo a controllare i certificati di inagibilità, dovevano entrare solo quelli che avevano perso le case col terremoto.

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Per le strade di Bologna

Giancarlo Siani, un altro “abusivo” della professione in un altro territorio di confine, quello di Torre Annunziata. Uno che diceva troppo su ciò che tutti preferivano tacere. Proponiamo la lettera che la redazione di Diecieventicinque ha pubblicato lo scorso febbraio, per continuare a fare il punto sul giornalismo etico, l’unico che vogliamo continuare a fare.

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Napoli – Traiano on the beach

Per qualche tempo la stampa e l’opinione pubblica si ricordano dell’esistenza di questi enormi ghetti, ne denunciano la massiccia presenza malavitosa, si mostrano indignati per le condizioni di abbandono in cui operano la scuola, le associazioni e tutte le persone che provano a restituire a quei luoghi una dimensione più umana. Ma il quartiere e i suoi problemi passano di moda nel tempo necessario a chiudere la pagina di un giornale, come se quelle vite trovassero senso solo all’interno del racconto predeterminato che del quartiere si intende fare.

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La “legalità” che viola i diritti umani

La Procura della Repubblica il 17 luglio scorso ha notificato a un numero imprecisato di famiglie un’ordinanza di sgombero che prevede la liberazione dell’area di Cupa Perillo entro l’11 settembre, ha posto sotto sequestro le aree, in particolare sotto la linea dell’asse mediano, e il giorno seguente ha provveduto all’abbattimento di diverse baracche ritenute erroneamente disabitate. Tradotto: alcune famiglie che la mattina si erano allontanate per andare a lavorare, sono tornate e non hanno più trovato la casa.

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Napoli – Verità e giustizia per Ibrahim

Si dispongono dietro tre striscioni, prendendo a turno la parola al megafono e urlando la loro rabbia, per lo più in francese. “Basta razzismo”, è tuttavia il coro secco, più frequente, che parte dalla pancia del corteo. Un tizio un po’ agitato urla qualcosa riguardo Allah, ma viene allontanato bruscamente “Qui abbiamo un problema!”, gli grida uno dei rappresentanti della comunità senegalese. “Ci lasciano morire per strada come i cani, non c’entra niente, adesso, Allah!”.

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Quale movida?

Movida è una denominazione vaga, per quanto efficace, per tenere insieme fenomeni diversi tra loro. Bar gremiti e gente che si diverte; piazze piene e vomito per terra; dj che suonano e ragazzi con la chitarra; traffico paralizzato e inquinamento acustico; consumo di stupefacenti e gente dalla rissa facile; immobili che aumentano o diminuiscono di valore in poco tempo; un trio jazz niente male accompagnato da un drink annacquato e servito nel barattolo dei fagioli per la modica cifra di cinque euro. I tutori del riposo e del decoro la demonizzano come un’orda barbarica, dimenticando che, fino a pochi anni fa, molte strade al calar del sole diventavano terra di nessuno.

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Maggio all’infanzia a Napoli

Le “recite” di fine anno scolastico sono una prassi stucchevole, ormai consolidata in tutte le scuole del regno. Ma qui siamo in un territorio diverso. Gli spettacoli sono l’esito di un percorso durato un anno: sotto l’etichetta TSVF (teatro scuola vedere fare) i bambini hanno innanzitutto visto teatro (ogni classe almeno tre spettacoli) di compagnie italiane. Alcuni spettacoli decisamente belli. Esiste un teatro per i più piccoli in Italia, in evoluzione, che va ben oltre la maledetta “animazione per bambini”.

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