Povero Salvo

L’elezione a Sindaco di Catania doveva essere la grande scommessa. Persa dopo soli sei mesi. Ci ha provato Pogliese a vincere, pensando che la cosa più utile a lui da Sindaco fosse costruire una connessione sentimentale col popolo catanese. Ma suo compito non era  più quello di fare incetta di voti e simpatie ma amministrare la città.  La dichiarazione di dissesto ha terrorizzato i cittadini che senza mezze parole hanno iniziato a definire il Sindaco “buono, ma scarso”.

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“Povera piccola mia”

Gianni Morandi a quel Cantagiro 67 avrebbe dovuto portare “Povera piccola” ma non partecipò, si risparmiò i tumulti, gli arresti, la calca, il sequestro: l’automobile di Rita Pavone fu accerchiata dalla folla e ci vollero ore per liberarla. Ma è venuto oggi Gianni Morandi a Catania, cinquant’anni dopo, per festeggiare il suo compleanno. Una passeggiata in via Etnea, un selfie in piazza Duomo e rotta verso l’Etna con la moglie Anna. Non ha trovato la folla, il delirio dei fans ma il dissesto finanziario.

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Dissestati

Gli impiegati a tempo indeterminato del Comune di Catania sono circa tremila. Quando è arrivata l’assunzione, ormai quasi trent’anni fa per tutti, hanno festeggiato. Il posto fisso al Comune in una terra dalla quale si fugge e dove due imprese su tre falliscono: una grande notizia. Per decenni il 27 del mese è arrivato puntuale lo stipendio. Adesso non più. Da dodici giorni nessuna notizia dell’accreditamento. Ora c’è il dissesto e non si sa come andrà a finire. “Che fine faremo noi? Noi siamo gente in carne ed ossa, non siamo numeri, non siamo cifre sui bilanci”.

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Il fallimento delle città povere

La Corte dei Conti dichiara il dissesto finanziario di Catania. L’inevitabile conseguenza dell’austerità. Sarebbe facile e comodo per chi negli ultimi anni a Catania ha contestato le Giunte di centrodestra e centrosinistra agitare la delibera di dissesto della Corte dei Conti come una bandiera alla ragione. Ma non sarebbe giusto. Chi difende i diritti delle cittadine e dei cittadini, chi chiede interventi per rafforzare i servizi sociali, chi reclama risorse per assicurare il diritto alla casa, alla scuola, alla felicità anche di chi è più vulnerabile e in difficoltà economica, non può tifare per la Corte dei Conti, per il rispetto dei vincoli di bilancio, per l’austerità economica. Perché a farne le spese non sono i potenti spendaccioni, i corrotti faccendieri ma la città intera e soprattutto chi sta peggio.

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