venerdì, Marzo 29, 2024
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Processo agli assassini di Domenico Noviello. Chiesta riduzione di pena per gli esecutori materiali, rei confessi.

La giustizia italiana ci ha un pò abituati a ribaltamenti di fronti, a giudizi di secondo grado difformi da quelli di primo grado, ad annullamenti. Insomma è come dire che il “diritto” ha pure il suo rovescio.

Una cosa del genere è più o meno accaduta stamattina nell’aula della Corte di Assise di Appello dove si celebrava il processo di secondo grado contro Alfiero Massimo, Granato Davide e Giovanni Bartolucci, già condannati all’ergastolo in primo grado, con il rito abbreviato, per l’omicidio dell’imprenditore casertano Domenico Noviello.

Domenico Noviello fu ucciso il 16 maggio 2008 in località Baia Verde di Castel Volturno dall’ala stragista del clan dei casalesi, capeggiata dal famigerato Giuseppe Setola, che per lo stesso delitto è alla sbarra, insieme ad altri suoi complici, presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Questa mattina, ad apertura del processo di appello è toccato al procuratore generale presso la Corte di appello di Napoli, prendere la parola e presentare le sue conclusioni. Egli ha esordito, dicendo: “Siamo di fronte ad un omicidio di una efferatezza unica, perché Domenico Noviello si comportava da cittadino”. Poi il colpo di scena quando, a conclusione della sua requisitoria, ha richiesto la conferma dell’ergastolo solo per uno dei condannati e la riduzione della pena a trent’anni per gli altri due.

In pratica è accaduto che, per Davide Granato – al quale in primo grado non erano state riconosciute le attenuanti generiche, perché il giudice, davanti ad un quadro probatorio completo, aveva ritenuto la sua confessione in udienza esclusivamente strumentale ad una riduzione di pena – il procuratore generale ha inteso valorizzare la sua confessione, ritenendola meritevole della concessione delle attenuanti generiche, seppur equivalenti alle contestate aggravanti.

Per Massimo Alfiero – al quale in primo grado erano state riconosciute le attenuanti generiche, equivalenti alle contestate aggravanti, sempre sulla base della sua confessione – il procuratore generale ha chiesto la conferma delle attenuanti generiche, sempre equivalenti alle contestate aggravanti, ma con una portata più ampia, tanto da richiedere una pena di trenta anni, in sostituzione dell’ergastolo. Per Giovanni Bartolucci, invece, è stato richiesta la riconferma della pena dell’ergastolo.

Sono tutte richieste che in udienza mal sono state digerite dagli avvocati di parte civile Nicola Russo, Emilio Tucci e Gianluca Giordano che rappresentano i figli e la moglie di Domenico Noviello, mentre le altre parti civili, presenti in udienza in rappresentanza delle associazioni anti racket(FAI – SOS Impresa e Comitato Don Peppe Diana), nelle loro conclusioni, si sono riportate alle richieste del procuratore generale.

In questa udienza abbiamo assistito alla retorica di facciata (Noviello è stato ucciso perchè faceva il cittadino) e contemporaneamente alla incomprensibile richiesta che pare premiare chi ha commesso un così efferato delitto solo perché, davanti a prove evidenti e schiaccianti, ha scelto di confessare. Quelle del procuratore generale saranno probabilmente richieste comprensibili sul piano giuridico, anche se qualcuno poi ci dovrebbe spiegare perchè altri giuristi in primo grado hanno avuto un orientamento diverso, ma certamente non lo sono sul piano umano e men che mai risulteranno comprensibili ai figli ed alla moglie di Domenico Noviello.

Da cittadini rimaniamo disorientati davanti a scelte così altalenanti della giustizia italiana. Il processo, però, non è ancora terminato e quindi la parola fine su questa vicenda va ancora scritta e noi cittadini normali che dei cavilli giuridici ne capiamo molto poco, auspichiamo che tali richieste non vengano accolte dal giudice, convinti come siamo che la scelta di confessare sia stata dettata solo ed esclusivamente per ottenere uno sconto di pena. Sconto di pena che in primo grado non è stato accordato. Il prossimo appuntamento in Corte d’Assise d’appello il 26 giugno. Noi ci saremo per raccontarvi come si chiuderà questa brutta pagina e saremo, sempre e comunque al fianco dei familiari di Domenico Noviello.

salvatore.ognibene

Nato a Livorno e cresciuto a Menfi, in Sicilia. Ho studiato Giurisprudenza a Bologna e scritto "L'eucaristia mafiosa - La voce dei preti" (ed. Navarra Editore).

Un pensiero su “Processo agli assassini di Domenico Noviello. Chiesta riduzione di pena per gli esecutori materiali, rei confessi.

  • lo sconcerto è palese! ti riempiono sempre di belle parole poi con i fatti ti prendono per i fondelli!!!! e ti sorgono i dubbi:
    ma questi da che parte stanno?

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