mercoledì, Aprile 24, 2024
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“Il problema della Calabria è dalla Chiesa!”

Altro che ‘ndrangheta: secondo i notabili calabresi…

Il sud Italia è una benedizione divi­na, un concentrato di bellezze naturali, di clima e di storia come ce ne sono pochi al mondo.

Di più: questo concentrato non si realizza su un altipiano, ma in terre ba­gnate o addirittura circondate dal mare. Luogo ideale di riposo o di divertimen­to, di socialità e di poesia. Si realizza in terre su cui si è venuta elaborando nei millenni una strepitosa cultura ga­stronomica.

Ancora: questa benedizio­ne divina esiste e si offre mentre le economie di aree immense del mondo conoscono tassi di sviluppo spettacola­ri, creando nuovo benessere e nuovi ceti ricchi e medi, ossia potenziali eserciti di viag­giatori di cui si colgono solo le avan­guardie a Milano e a Roma, a Firenze e perfino a Genova o a Capri.

Quel che le nuove economie ci tol­gono nell’industria possono restituirce­lo raddoppiato nel turismo o nella cul­tura. Conclusione: c’è da rimodellare di corsa e con sapienza strategica tutto un sistema socio-economico-culturale per cogliere un’opportunità storica invece che piangersi addosso. Immaginiamo spiagge e mari puliti, in cui nessuno, né paese malandrino né yacht di ricca­stri, possa riversare le sue immondizie impunemente.

Immaginiamo affitti e prezzi non di rapina, abbordabili anche da un bene­stante funzionario o professionista e non solo dagli sceicchi o dai magnati russi. Immaginiamo trasporti funzio­nanti, servizi medici efficienti, musei aperti tutto il giorno con laureandi e laureati locali che insegnano e raccon­tano. E poi, pensate un po’, immaginia­mo città dai vicoli sicuri, bar educati e nessuno che ti frega. E perfino stabili­menti balneari e chioschi che non van­no a fuoco. Il tutto da giugno a ottobre, cinque mesi di stagione operosa con effetti di trascinamento, perché chi guadagna bene lavorando sodo d’estate poi spende in inverno.

Chi ammazza il turismo calabrese

Se fossi il responsabile del turismo, di tutte le imprese turistiche in Cala­bria, non penserei ad altro. Notte e giorno. E farei corsi di formazione agli assessori di ogni comune. E maledirei ogni forma di incultura civica, l’idea scellerata che l’estate finisca il 20 ago­sto, l’abusivismo che devasta le coste, la ‘ndrangheta che fa scappare qualsiasi imprenditore onesto, qualsiasi giovane che abbia voglia di aprire una qualsiasi attività legale (chiosco, discoteca, ac­compagnamento turistico, affitto di barche, ecc.). Proprio non ci dormirei.

Invece il dott. Nucera che guida la Federturismo calabrese se l’è presa molto, ma pro­prio molto, pensate, per­ché il comitato antimafia istituito dal sindaco di Mila­no Giuliano Pisapia (e che il sottoscrit­to presiede) si è per­messo di denuncia­re nella sua ultima relazione i segnali di presenze di ambienti ‘ndranghetisti (o contigui alla ‘ndrangheta) nei lavori legati all’Expo milanese.

Senza mai dire la parola ‘ndrangheta

Si è offeso molto e si è dato molto da fare, il capo del turismo calabrese, de­legato per la Calabria appunto all’Expo 2015. E ha gridato al razzismo antica­labrese, senza mai nominare la ‘ndran­gheta. Ha detto che la Calabria è stufa, non della ‘ndrangheta però, a giudicare dalle sua accuse, ma di chi la combat­te. Ha perfino promesso che porterà il sottoscritto in tribunale.

Altro che spread. E’ questione di testa

Capite ora perché le riflessioni ini­ziali, anche se non hanno alcuna origi­nalità, diventano terribilmente urgenti davanti a questa crisi economica, a questo spreco di bellezze e di opportu­nità, e a questi personaggi messi alla guida dell’economia del sud?

E’ davvero il caso che ce ne convin­ciamo. La crisi italiana non è tanto le­gata allo spread o alle potenze emer­genti o (azzardo) nemmeno all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. E’ una questione di testa. Soprattutto di testa.

 

Un pensiero su ““Il problema della Calabria è dalla Chiesa!”

  • Maurizio Tenuta

    In coda all’articolo si comprende il perché della parte iniziale.

    Saranno banalità, saranno banalità di cui noi calabresi siamo fermamente convinti da secoli, saranno banalità di infinitesimo spessore di analisi ma Nando Dalla Chiesa non sbaglia.

    Certo a mio parere, da calabrese e da discreto conoscitore di una parte di orografia regionale, si può addirittura aspirare a molto di più perché storia contesto geografico produzione naturale produzione dell’ingegno dell’uomo in questa regione opportunamente miscelati e manipolati danno certamente molto in termini di ritorno economico e di benessere; e questo è il luogo comune

    L’altro aspetto, espressa dal rappresentante di federturismo calabrese, rappresenta invece la classica espressione di quella piccola enclave di potere locale che si è arroccata nei gangli istituzionali di ogni genere e reggono una gestione distruttiva di questa discreta opportunità che si chiama Calabria.

    Il tema centrale, dice bene Nando (se non sbaglio questa idea ricorre, forse ne sentii qualche accenno a tavola ad Acquasparta nel 2009) è al testa, cosa la testa è in grado di ragionare elaborare e valutare prima di scegliere con ponderazione l’azione da compiere.

    In veneto, credo fosse il 2004, mi fermai per caso a pranzo in una trattoria lungo la statale, nella piccola sala ai tavoli eravamo seduti io e la persona che mi accompagnava nel viaggio ed un signore ad un tavolo poco distante e nessun altro. Il proprietario della trattoria (scoprii poi chiacchierando con lui che aveva lavorato per tanti anni alle dipendenze della Regina Elisabetta a Londra ma che poi si era ritirato in veneto a casa sua con sua moglie per restare vicino ai figli ma che poi i figli avevano invece scelto di vivere altrove) spesso dopo l’ordinazione tornava al tavolo di quell’altro signore e si capiva fossero amici di lunga data, in breve il sinore coinvolge anche noi due nelle loro conversazioni era un giornalista che collaborava con la rivista Bell’Italia e si occupava di verificare in giro per l’Italia buoni posti dove pranzare, per conto della rivista ci spiegò si occupava di verificare di anno in anno non solo che il livello di qualità e cortesia dei luoghi che loro segnalavano con la rivista restassero immutati ma anche e forse sopratutto che queste caratteristiche fossero assicurate nel tempo. Dopo che ci spiegò questo concetto facendoci capire perché è importante misurare la capacità di mantenere alto il livello di qualità offerta nel tempo, appurato che fossimo calabresi incominciò una sfida tra se e se per vedere quanti posti della provincia di Cosenza ancora ricordava, devo dire ne conosceva davvero molti e anche bene con tutte le specialità gastronomiche di ogni luogo.
    Poi infine la paternale, ci ha detto innanzitutto:”voi giovani quando nei vostri paesi incontrate un capobastone, e vedete il suo atteggiamento ridicolo ridicolizzatelo, non abbiate timore di ridicolizzare queste persone perché loro traggono influenza dalla paura ma non sono attrezzati per competere con l’indifferenza”. “voi avete un immenso patrimonio che è lasciato a se stesso, chi sta a guardare commenta i fatti agiti da altri che invece non stanno a guardare, se invece di restare a guardare gli altri che agiscono agite anche voi forse si può cambiare il corso della storia”.

    La testa dunque e la sua capacità di valutare e decidere le azioni, la testa dunque quella che taluni che vorrebbero agire indisturbati detestano che funzioni autonoma perché è un ostacolo ai propri progetti o comunque un ridimensionamento, usiamola bene la nostra testa.

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