venerdì, Aprile 26, 2024

Giuseppe Fava

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“I fatti sono fatti”

La parabola del signor Ciancio va di pari passo con la linea editoriale del suo giornale.  Nel 1984, quando i Santapaola uccisero il giornalista Giuseppe Fava, il quotidiano “La Sicilia” parlava di microcriminalità, di delitto passionale. E scriveva che la mafia, quella vera, a Catania non esisteva, perché non c’erano i Liggio o i Riina.

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Alla testa del corteo

Il bambino pedala allegramente una ventina di metri avanti al corteo e ogni tanto si ferma e mette in mano al passante una copia dei Siciliani che è fieramente impegnato a distribuire. È un bambino del Gapa, uno di San Cristoforo, uno del doposcuola. Alle spalle, il corteo avanza lento, con lo striscione dei Siciliani in testa e un paio di centinaia di cittadini che marciano in silenzio.

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Qua si continua

“Un uomo dentro a un giubbotto di pelle con una nazionale sempre in bocca e una faccia da saraceno”. Non so se fu un caso quando in quella calda estate dell’Ottanta lo incontrammo o se fosse già scritto da qualche parte, so solo che fummo accolti con un abbraccio severo che provocò in noi soggezione e rispetto.

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Chi sono i “Siciliani”

Un elenco complicato e confuso, difficile da studiare. Ma in fondo è giusto così, perché costringe a fermarsi, almeno un attimo, su ciascuno individualmente di questi nomi. Ciascuno di essi è una vita, dei sacrifici affrontati, delle gioie, dei dolori, dei momenti difficili e di quelli lievi… Ci sono stati litigi e amori, immense solitudini e amicizie sincere; comuni donne e uomini, né eroi né fanatici, fermati più d’una volta da stanchezza o paura. Eppure la strada continua, e siamo ancora qui. Tutti, chi è in prima linea adesso e chi ha prima o poi donato un pezzetto, più o meno grande ma sempre preziosissimo, della propria vita.

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